sabato 22 dicembre 2012

“… e i babbi?”

Qualche sera fa ho partecipato ad una manifestazione a sostegno di iniziative per i bambini dell’Africa. C’era molta gente, quando si dice “solo posti in piedi”, e l’atmosfera era resa ancora più calda dalla presente di diverse classe delle scuole elementari che stavano sedute su un tappeto di cuscini davanti al palco.
Durante la presentazione della serata, la rappresentante dell’Associazione ha illustrato brevemente il progetto affermando che tutto viene fatto “a sostegno delle mamme e dei bambini”.
A quel punto il silenzio della sala è stato interrotto dalla voce di un bambino che ha chiesto “E i babbi?”.
Tutti hanno sorriso. Prima di proseguire il discorso c’è stata la doverosa precisazione “E’ vero. Ci sono anche i babbi, ovviamente.”
 
Che bella la sponaneità dei bambini. Peccato perderne, chi più chi meno, con la crescita.
Non per niente nella fiaba “I vestiti nuovi dell’imperatore” è stato scelto un bambino per smascherare l’imbroglio.
 

lunedì 17 dicembre 2012

I clown di corsia fanno bene non solo ai pazienti.


Ricordi di una mattina in ospedale.
Vedo passare una barella con un bambino accompagnato in sala operatoria dai genitori e da un paio di clown di corsia. Mi si stringe il cuore a vedere quel bambino così piccolo sdraiato sulla barella, coperto da un lenzuolo bianco che lascia fuori solo il viso e una mano per mantenere il contatto con i genitori.  
Noi siamo ancora in dolce attesa, la nostra piccola è ancora nel pancione della sua mamma. Siamo lì per alcuni controlli. Io sono seduto su una sedia della sala d’aspetto, assorto nei miei pensieri cercando di scacciare quelli più brutti.
I clown salutano il bambino e rimangono qualche minuto nella sala d’attesa. Capiscono che il mio umore non è dei migliori, sicuramente per aver sviluppato una particolare sensibilità che fa leggere loro i segni nascosti nei gesti e nelle espressioni degli altri. Le sedie accanto a me sono vuote. Ho scelto proprio quel posto per starmene un po’ da solo.
D’improvviso i due clown si dirigono verso di me, si siedono vicino. Io faccio finta di niente ma loro vogliono coinvolgermi. All’inizio sono un po’ indispettito. “Perché non mi lasciate in pace” penso, ma non voglio dirlo.
Con qualche battuta riescono ad alleggerire l’attesa. Almeno per qualche minuto mi aiutano ad allontanare quei brutti pensieri.
Ricordo ancora con piacere quella breve incursione nella mia vita.
 
Vale la pena interessarsi agli altri anche a costo di passare per scocciatori. Partendo da quelli che ci stanno più vicini, perché alcune volte la vicinanza fisica ci porta a dare per scontato un’attenzione emotiva che non viene percepita. Non fermarsi al primo no, perché magari detto d’impulso senza neanche pensarci. Certo, con tatto e con attenzione perché non sempre si ha a disposizione un naso rosso da clown per rompere il ghiaccio.
 

mercoledì 12 dicembre 2012

BABBOnline ti regala una favola

Leggendo alcune favole alla mia bambina mi è capitato alcune volte di voler cambiare delle parti o addirittura pensare di modificare il finale. Così, invece di criticare le favole altrui, tra l’altro nomi che hanno fatto la storia dei libri per bambini, ho pensato di cimentarmi con la creazione di una mia storia, mettendomi in gioco in prima persona, unendo la mia passione per la scrittura con il mio vecchio amore per il disegno.

Da una recente idea, in un altro momento vi racconterò la genesi, è nata la favola:
CAPELLIBLU”.

Per chi volesse leggerla, la favola è disponibile al seguente link.
Potete scaricarla, stamparla, leggerla a video...

Mi farebbe piacere ricevere successivamente i vostri commenti, in particolare quello che hanno detto i vostri figli, come si è svolta la lettura e se, per quelli più grandicelli, è stata utile per parlare insieme di alcuni temi che emergono dal racconto (non vi anticipo niente).
Potete farlo scrivendo un commento a questo post o inviandomi una mail (
babbonline@gmail.com).
Se qualche bambino apprezzerà particolarmente la favola, potete chiedermi via mail un disegno personalizzato sul personaggio CapelliBlu o su una parte della storia. Sarò contento di inviarvelo.

UN’ANTICIPAZIONE: l’INIZIO della favola.
"Quando venne alla luce, i genitori rimasero qualche minuto a guardarlo in silenzio. Il loro sguardo si era fissato sui folti capelli. Su un particolare preciso, il colore. Il bambino aveva i capelli blu. Ai loro occhi si trattava di una cosa inconcepibile perché tutti avevano capelli neri. Da sempre il nero era l'unico colore di capelli che avessero mai visto. Di qualsiasi tipo: ricci, ondulati, lisci, leggermente mossi, corti o lunghi ma rigorosamente neri. Uomini, donne, giovani e vecchi. Nessuno faceva eccezione."

Non mi resta che augurare BUONA LETTURA!

Fatela conoscere e condividetela con altri.
Ho liberato una favola, spero che volerà in lungo e in largo andando a trovare tanti bambini.



venerdì 7 dicembre 2012

BABBOnline racconta su BABYTALK la sua esperienza con l'uso del linguaggio di sua figlia.


Grazie ad un recente post di Marzia del blog “L’ascia sull’uscio”, ho scoperto il sito BABYTALK che si occupa della comunicazione con i bambini e dell'apprendimento delle lingue.
 
Questi argomenti mi interessano molto e ho pensato di raccontare l'esperienza che sto vivendo con mia figlia che, con le sue prime parole ed espressioni, ha iniziato il suo percorso nel mondo del linguaggio.
 
 
Buona lettura.
 

mercoledì 5 dicembre 2012

La tradizione, un porto dal quale guardare il mare per restare o per allontanarsi.

 
Per darsi una spinta per spiccare un salto, o meglio il volo, serve un punto di appoggio. Un punto dal quale staccarsi, se si preferisce, o al quale rimanere vicini. Comunque questo punto ci vuole.
Allo stesso modo credo che funzioni la tradizione e, in generale, tutti gli elementi ripetitivi e di identificazione che, di solito, troviamo in famiglia.
Ho sempre cercare di allontanarmi dalle tradizioni, da quelli che consideravo obblighi senza senso da ripetere come una liturgia immutabile nel tempo. Poi, crescendo ed effettivamente abbandonando un po’ certe tradizioni con le quali ero cresciuto, mi sono reso conto che l’assenza di questi elementi sarebbe stata peggiore. Perché, inconsapevolmente, avevano contribuito alla mia crescita. Senza quelle tradizioni ci sarebbe stato un vuoto che non mi avrebbe permesso di sviluppare la mia personalità, le mie idee, le mie convinzioni.
Così, anche se in un modo diverso, un modo “nostro” ovvero il modo della mia nuova famiglia che nasce dall’unione di due esperienze diverse che ne creano una terza, anche io cerco di mettere dei mattoncini sulla strada di mia figlia sperando che le serviranno per avere fondamenta solide sulle quali crescere. Mattoncini fatti di tradizioni, modi di dire e riti, sia comuni che caratteristici di casa nostra.
Perché anche di quelle cose che non ripeterò nella mia vita, che ho abbandonato come tradizione ma che hanno fatto parte della mia infanzia, tengo stretto in me un ricordo che alcune volte, in periodi veramente freddi della vita, mi scaldano il cuore.
Credo che una delle più grosse mancanze nei confronti dei figli sia senza dubbio il silenzio sulla nostra storia passata, non perché la ripercorrano allo stesso modo ma per la costruzione della propria.
 
Diversi mese fa ho scritto in un altro post sulla necessità, apparentemente paradossale, di avere le radici per volare. Ne sono sempre più convinto.
 
Questo post partecipa al blogstorming.
 

domenica 2 dicembre 2012

L'impegno di un papà davvero speciale.

Dedicato a G.
 
Può succedere che un papà debba stare lontano per diversi mesi dai propri figli. E che quel “lontano” voglia dire in un altro continente, con ben otto ore di fuso orario. Ogni sera quando andrà a dormire, i suoi figli si staranno per svegliare per iniziare una nuova giornata.
Per cercare di mantenere il filo del loro rapporto, si impegna a rimanere in contatto con loro tutti i giorni. Si sa che quando i bambini sono piccoli la loro attenzione è lieve e di breve durata. Possono racchiudere in poche parole il racconto di un'intera giornata.
Per accompagnarli in questi mesi, e per dare loro stimoli nuovi nei loro collegamenti video, tra le altre cose questo papà sta imparando a creare le forme degli animali con i palloncini e a fare gli origami con la carta.
 
Fortunatamente la tecnologia ci viene in aiuto e permette a questo moderno papà di aggiungere le immagini alla voce, alla quale era legato il padre delle “Favole al telefono” di Gianni Rodari che, essendo fuori casa durante la settimana, chiamava ogni sera la figlia per raccontarle una favola.

Le distanze possono essere accorciate, basta impegnarsi.