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martedì 18 giugno 2013

In mezzo ai bambini


Ultimamente mi capita sempre più spesso di trovarmi in mezzo ai bambini. Ad esempio quando vado a prendere mia figlia al prolungamento del nido e sono tutti fuori a giocare. Con qualche bambino ci incontriamo sempre la mattina quando accompagno io la piccola perché coincide con l’orario degli altri genitori. Sono, e siamo, ormai volti conosciuti. C’è quello più portato a piangere la mattina, quello più tranquillo, quello che di solito fa più confusione. Alcuni mi vengono incontro con un giocattolo. Altri non si lasciano distrarre e continuano imperterriti con i loro giochi.

In mezzo a tutti quei bambini il mio sguardo cerca impaziente di incrociare quello di mia figlia. Primo per rassicurarmi, vedendola, e poi per cercare di leggere dalle espressioni del suo viso come è andata la giornata. Ma soprattutto perché quando avviene quel contatto di solito c’è subito dopo una breve corsa e un grande abbraccio. 

Tra tanti bambini, ognuno diverso e speciale a suo modo, tra capelli biondi, rossi, marroni, tra occhi verdi, azzurri e neri, tra sguardi arrabbiati per qualche capriccio e splendidi sorrisi, tra colori chiarissimi e più scuri, tra nasi che colano, briciole ai lati della bocca e qualche residuo di terra sul viso o nelle mani, realizzo che quello che la rende speciale ai miei occhi è solo il fatto che sia mia figlia. Ma non è un fatto di possesso. E' lo stare con lei che me la fa riconoscere tra tanti, mi fa sentire parte di me i suoi gesti e le sue espressioni. C'è un legame invisibile costruito mattoncino dopo mattoncino in tutti questi mesi, dalla sua nascita.
In altre parole, tra le tante rose, è lei la mia rosa.
Come cercava di spiegare la volpe al piccolo Principe
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".

[…]
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente" , disse.
" Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre.
Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
" Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. " Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei
che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato
lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa" E ritornò dalla volpe.
" Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
" Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.
Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
"Io sono responsabile della mia rosa…." Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
[…]
Da  “Il piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry.

2 commenti:

  1. Io e Ale adoriamo il Piccolo Principe, anzi è quasi venuto il momento di rileggerlo ancora una volta. Perché si scoprono sempre parole speciali che in modo semplice spiegano sentimenti profondissimi.
    Prendersi cura dei nostri figli è un'esperienza davvero meravigliosa.
    E del resto non ci sono rose senza le spine, anche lì sta il loro fascino :)

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    1. A distanza di tempo andrebbe riletto per avere nuove chiavi di lettura per il diverso momento che stiamo vivendo.
      Vero, le nostre rose hanno anche le spine ;)

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