E se ci avessero fregato da piccoli le favole che ci leggevano? Messaggi subliminali che si sono inseriti nella nostra testa e con i quali inconsciamente siamo cresciuti.
A tutti noi hanno letto “Il brutto anatroccolo”. Un piccolo volatile che pensa di essere un anatroccolo, perché nato tra le uova di un’anatra, ma che è molto più brutto dei suoi fratelli. Crescendo scoprirà che non era davvero brutto, in realtà era un cigno e, quindi, destinato a diventare bellissimo, molto più bello di quelli che lo deridevano e lo escludevano all’inizio.
Ci vogliono inculcare nella testa l’idea che essere brutti o, detto meglio, non essere proprio belli sia solo un momento passeggero perché poi diventeremo tutti strafighi?
Premesso che è solo secondo i nostri canoni umani che un cigno è più bello di un’anatra, sempre secondo tali canoni riteniamo che un’anatra sia più “buona” di un cigno visto che la prima la cuciniamo ed il secondo no, dobbiamo fare i conti con il fatto che nessuno di noi scoprirà una mattina di essere diventato bellissimo guardandosi allo specchio e la sua famiglia non gli confesserà di averlo adottato ma, più verosimilmente, avrà ereditato l’altezza della mamma e la calvizie del papà. Dovremmo riuscire ad accettarci per come siamo, senza sperare in improvvisi quanto impossibili cambiamenti estetici, circondandoci di persone che ci vogliono bene per quello che siamo con i quali, magari, potremmo uscire insieme a cena al ristorante per gustare la famosa anatra all'arancia.
Per tutti noi, più o meno brutti anatroccoli, cosa rimane di questa favolo sapendo che, guardandoci allo specchio giorno dopo giorno, non ci scopriremo mai né cigni né figli segreti di Brad Pitt o George Clooney?