mercoledì 25 giugno 2014

I bambini vanno trattati come i coni per il gelato (e non come le coppette)

Mi rendo conto che alcune volte, nei momenti di particolare tensione emotiva, i bambini sembrano avere la forza e le armi dialettiche di un adulto capace di colpirci e ferirci. Succede quando si arrabbiano perché non ottengono quello che vogliono, nel mezzo di un capriccio o perché stanno sfogando una loro piccola grande frustrazione di quel momento.
Può accadere che per reazione, senza pensarci più di tanto, rispondiamo a tono, quasi come se credessimo veramente di avere un adulto di fronte.
Non bisogna mai dimenticare che gli adulti siamo noi. Che alla fine di qualsiasi sfogo il bambino ha bisogno di essere rassicurato, cerca il nostro contatto e il nostro abbraccio per ritrovare la serenità di prima. Che si trattava solo di una maschera momentanea indossata senza consapevolezza e che gli unici che possono ferire veramente con le parole sono i genitori e non i bambini.

Ci riflettevo proprio l'altro giorno mentre ero in fila a un bar e un gesto che ho visto mi ha fatto pensare a questo.
Avete mai provato a preparare un cono gelato?
Da fuori sembra facile ma, provandoci, scopriremmo che il cono apparentemente resistente è di una fragilità incredibile quando ci mettiamo sopra il gelato con la paletta. E' molto facile romperlo.
Ecco, i bambini andrebbero trattati come si fa con i coni. Da maneggiare con particolare cura.
Le coppette, decisamente più resistenti a qualsiasi urto, lasciamole per gli adulti.

giovedì 19 giugno 2014

Vi presento il mio libro “Tutti sul tetto”


Con questo post apro, e chiudo subito, una breve parentesi per presentarvi il mio ebook “Tutti sul tetto” (2013, Ed. Narcissus) uscito da alcuni mesi.  
Dopo l’esordio con il primo romanzo breve pubblicato con una piccola casa editrice (“Tutto il meglio che ti aspetti”, 2010, Ed. La Bancarella), ho deciso di scommettere sulla sola pubblicazione digitale pensando che la soluzione dell’ebook mi consentisse di superare i limiti di una pubblicazione locale.

Il romanzo “Tutti sul tetto intreccia i problemi generali dell’attuale crisi economica, che rimangono sullo sfondo, con quelli lavorativi e personali del protagonista, un tranquillo rappresentante di auto il cui capo vorrebbe far diventare complice in una truffa che diventerà oggetto di un’indagine della polizia. L’incontro con un uomo più anziano, che riporta alla memoria un passato dimenticato, e il grave incidente del figlio, con il quale aveva un rapporto conflittuale, farà ridestare l’uomo da una vita vissuta sottotono.
Sono tanti i temi e gli spunti presenti nella storia come la precarietà del lavoro, che si traduce in precarietà dei rapporti personali, la ricerca di un senso di giustizia e l’importanza della conservazione della memoria.
Per me che l’ho scritto, ma ogni lettore ne trarrà una propria interpretazione, è soprattutto un libro sull’essere padre e uomo.

Se siete curiosi, ecco una recensione recente. 
Chi vuole leggerlo, può trovarlo a € 1,49 su:
Amazon , Feltrinelli e gli altri siti di libri on line.

Buona lettura…
… attendo commenti :)

sabato 14 giugno 2014

I bambini sono come i cocomeri

Alcune volte capita, in buona fede, di parlare dei bambini e di fare confronti dai quali sembra emergere inesorabilmente che i figli degli altri siano “più buoni” nel senso di più ubbidienti, più calmi e meno inclini ai capricci.
Molte volte sento parlare di quanto i figli piccoli degli altri ci sembrino “migliori dei nostri”, sempre nel senso indicato, con sentimenti contrastanti che vanno dalla colpevolezza, in quanto ce ne diamo la colpa, e di incredulità, guardando gli altri genitori.
Recentemente trovandomi in mezzo a questo tipo di discorsi mi è venuto spontaneo, per cercare di darci un taglio, commentare con:
I bambini sono come i cocomeri, da fuori sembrano tutti buoni

Avete presente quando si deve scegliere un cocomero da comprare? Al di là di strane tecniche per indovinarne la bontà come annusarlo o batterlo con le dita per sentire il suono, la verità verrà fuori solo a casa quando sarà tagliata, e assaggiata, la prima fetta.

P.S. Non fatelo con i bambini.

domenica 8 giugno 2014

Il bello è che non passa (ovvero dei terrible two, three, four... ten...)

Prendo spunto dal post di Squa sulla "duennite", spero che non le dispiaccia, perché mi ha fatto riflettere sia quello che ha scritto, come avviene spesso, che quello che è stato detto nei commenti, come altrettanto spesso avviene.

Mia figlia ha quasi 4 anni e, quindi, la mia esperienza è abbastanza limitata ma l’idea che mi sono fatto è che sia inutile consolarsi con il dire che “il periodo passerà” pensando che tutto si risolva. Questo perché mi sto rendendo conto che ogni periodo ha una vita a sé.
Certo, passeranno i terrible two ma ci saranno, “meno terrible” da un un punto di vista ma “more terrible” da un altro, i three, i four, i five e così via.
La verità è che si tratta di un continuo di periodi diversi, ognuno con proprie caratteristiche. Ed è facile lamentarsi, e altrettanto gioire, per aspetti diversi.

Per fare un paio di esempi.
Mi sono lamentato quando mia figlia gattonava e tentava di alzarsi perché era un continuo arrampicarsi sulla libreria, sul divano, sulle scale e su qualsiasi cosa rappresentasse un appiglio. Dicevo che sarebbe passato tutto quando avrebbe iniziato a camminare. E così è stato ma, adesso, mi trovo a lamentarmi perché è un continuo correre a destra e a sinistra, un continuo “guarda dove vai”, “attenta alla strada” per arrivare addirittura a “corri piano”.
Mi sono lamentato durante il periodo del riposino pomeridiano perché eravamo bloccati a casa o, comunque, gli orari di uscita dovevano tenerne conto. Dicevo che sarebbe passato tutto quando avrebbe iniziato a non dormire più durante il giorno. E così è stato ma, adesso, mi trovo a lamentarmi, specialmente in inverno, perché adesso dalla sveglia della mattina si va dritti dritti alla nanna della sera. In alcuni casi questo vuol dire un turno 07:00-22:00 con reperibilità notturna senza l'allora odiato, e adesso rimpianto, stacco del pomeriggio.

Quindi, Squa, posso dirti che il periodo passerà ma ne verrà un altro nuovo e un altro ancora.
La verità, ma qui sta il bello, è che “non passa”...

martedì 3 giugno 2014

Il mio amico è marrone

Mi diverto a sentire mia figlia che esprime le sue idee, dà voce ai suoi pensieri e argomenta il proprio punto di vista. E' ancora libera da sovrastrutture e da preconcetti. Da tutte quelle consuetudini verbali che passano sotto il nome di convenevoli. Da quello che normalmente nei rapporti tra adulti preferiamo tacere o dire in modo più o meno velato.
Così l'altro giorno parlando di un suo compagno di classe mia figlia ci ha detto: “Il mio amico è marrone.”
Niente di più vero. E' pura e semplice questione di colori, chi potrebbe darle torto.
Diciamo “nero” o “bianco” ma sono solo convenzioni verbali.
Basta appoggiare una mano su un foglio colorato per vedere l'effetto.