Strane sensazioni. Da un lato sembrano volati
via in un soffio, dall’altro sembra quasi di averli così pesanti sulle spalle da
non poter reggere neanche l’aggiunta di una piuma senza cadere a terra.
Decine, se non centinaia, di immagini, suoni,
voci. Alcuni impressi a fuoco nella mia mente, altri che sbiadiranno
inesorabilmente. Continueranno, comunque, a far parte di me senza che io me ne
renda conto. Magari salteranno fuori all’improvviso, richiamati dal qualcosa di
un presente futuro.
L’altro giorno mi sono soffermato a pensare al
primo ricordo che ho di lei. Non è la prima ecografia, benché l’avessi stampata,
ritagliata e attaccata a casa.
Non è neanche la prima volta che l’ho vista in
sala parto.
Riflettendoci bene è il primo tocco che mi ha
dato alla mano attraverso la pancia della sua mamma.
Da quella volta mi piaceva stare distesi sul divano con la mano appoggiata sul pancione che cresceva battendo leggermente con l’indice quasi a segnalare la mia presenza esterna alla ricerca di un altro contatto.
Da quella volta mi piaceva stare distesi sul divano con la mano appoggiata sul pancione che cresceva battendo leggermente con l’indice quasi a segnalare la mia presenza esterna alla ricerca di un altro contatto.