Ogni tanto capita, almeno a me, di servirsi chiedere
“Perché lo fai?”.
Ad esempio “Perché scrivi un blog?” che implicitamente
intende cercare una spiegazione del fatto che stai facendo una cosa senza che nessuno
ti paghi. Oppure “Perché non provi una maratona?” Questa è più esplicita e di
solito è legata al fatto che uno va a correre per diversi chilometri. La
risposta è semplice “Perché mi diverto”, “Perché mi rilassa” o “Perché mi
piace”.
Sembra che non siamo più capaci di fare qualcosa senza un obiettivo concreto e
che, soprattutto, senza che possa essere visibile
agli occhi degli altri.
Lo stesso atteggiamento viene trasposto pari
pari nei confronti delle attività da far
svolgere ai nostri figli.
Così accade che, per alcuni corsi, anche per
bambini di cinque o sei anni già dalle prime lezioni di ottobre si imposti il
saggio del periodo natalizio e che da gennaio si lavori per il saggio finale di
giugno. Addirittura con la preoccupazione di perdere le lezioni per una
settimana di malattia perché gli altri imparano esercizi nuovi e “si rimane
indietro”. Il tutto con estenuanti confronti di colore per trovare la tonalità
della calza che si intoni meglio con quella del body. Che neanche Miranda Priestly de “Il diavolo veste Prada”.
Per altri corsi, invece, si pianificano già tornei
domenicali con trasferte anche a molti chilometri di distanza. Diventa
veramente “ogni maledetta domenica” per tutti, genitori e figli, che dopo una
settimana di scuola e lavoro devono svegliarsi all’alba per fare una partitella
che potrebbero tranquillamente fare nel parco vicino a casa, però senza l’ufficialità di una
classifica.
Un po’ fuori dalle logiche dei corsi per
bambini chiedevo timidamente a chi ne aveva più esperienza di me, vista la
varietà delle attività proposte, se ne esistesse almeno una che avesse quella
che, secondo me, è la dovuta leggerezza
di un corso per bambini. Sembra di no. Alla fine emerge che sono i
genitori che chiedono una certa disciplina, che vogliono vedere qualche tipo di
risultato e che, nonostante quanto detto nei corridoi, vogliono avere una o più occasioni di
uscire di casa armati di telecamera e smartphone per immortalare i propri figli
in partite o saggi.
Quest’anno siamo riusciti a trovare un corso che
di fronte a domande come “Fanno un saggio a fine anno?” “Ma cosa imparano di
preciso?” prevede una sola risposta “Fanno
movimento divertendosi”.
Per me, il risultato più importante.