Sinceramente io sono tra questi ultimi. Mia figlia è un movimento continuo, cerca sempre nuove cose da fare, si arrampica ovunque, salta su qualsiasi cosa che sembri una poltrona o un divano. Ultimamente vuole avere l’ultima parola su tutto. Perfino infilarsi una maglia diventa un motivo di contestazione, se noi iniziamo dalla testa lei vuole farlo da una manica, scegliendo persino il braccio. Si mette a curiosare in qualsiasi cosa facciamo. Vorrebbe ripetere tutto quello che ci vede fare. Per sfidarci, inizia a fare, o solo mostra di voler fare, le cose che sa esserle vietate e poi ci guarda con lo sguardo furbo malcelando un sorrisetto.
Questo significa non poter mai abbassare la guardia, tenere sempre alto il livello di attenzione, per un attimo di distrazione potremmo rischiare l’allagamento del bagno o vedersela in piedi in equilibrio instabile sulla spalliera del divano. Questo significa, inoltre, dover mettere sempre le cose in chiaro, ripeterle decine di volte, affrontare frequenti capricci con pianti singhiozzanti.
Questa è la premessa che ci porta dritti dritti al nostro rientro dall’incontro con le maestre del nido di mia figlia. Tutto confermato. Nel loro caso la vivacità coinvolge anche gli altri bambini, magari i più piccoli che sarebbero tranquilli, prendendo loro il ciuccio per farsi correre dietro o rovesciando il loro biberon durante il pasto.
Per una strana ragione, i colloqui sul comportamento dei bambini piccoli sembrano da un certo punto di vista colloqui anche “sui” genitori. Nel senso che i genitori, di solito, si sentono molto coinvolti, in prima persona, su quello che viene detto loro. “Forse penseranno che non siamo capaci di darle delle regole?!”
Le mie riflessioni si sono fermate su un punto particolare: “Se potessi definire io il comportamento esatto di mia figlia, come vorrei che fosse?”
Sicuramente vorrei che fosse ubbidiente quando le dico una cosa, che fosse vivace nei momenti giusti e curiosa quando il momento lo richiede. Che quando fuori piove e non possiamo uscire, volesse stare con me sul divano a leggere una bella storia, che capisse che quando è l’ora di tornare a casa dal parco rientrasse senza fare capricci, che capisse che fa bene mangiare le verdure, che è meglio usare sempre il cucchiaino per mangiare lo yogurt piuttosto che infilarci tutta la mano, che le cose buttate a terra faranno sempre lo stesso rumore quindi basta averlo fatto una volta…
Se facesse tutto questo, molto probabilmente non sarebbe una bambina in carne ed ossa.
A pensarci bene, anche se fosse molto meno faticoso, non sarei contento di avere una figlia, in particolare in previsione della sua crescita, che accettasse tutto quello che le si dice, che facesse una cosa solo perché l’ha detta un adulto, passiva rispetto a quello che le succede intorno o che non sentisse l’esigenza di imporre la propria personalità e volontà. Magari se lo facesse almeno ogni tanto…
Non ci resta che tenere duro, anche quando la stanchezza è lì per prendere il sopravvento. In questo, il gioco di squadra tra mamma e babbo è fondamentale.
Ieri sera, dopo l’ennesima volta che le dicevo di rimettere al suo posto una cosa, ribadendo il concetto le ho preso quello che teneva in mano e l’ho fatto io. Lei è scoppiata in un pianto dirotto. Poi mi è corsa incontro a braccia aperte. L’ho presa per calmarla.
Credo che non si debba confondere il rispetto delle regole con la dimostrazione di affetto che ci deve essere sempre.