E’ inevitabile, con i figli si torna sui banchi di scuola. Risentire
la lezione, rispondere ai tanti “Non ho capito!” ed ai tantissimi “Ma
perché…?”
Per noi genitori è un vero e proprio slalom tra operazioni in colonna (si dice ancora “abbasso il numero”?!?), tra verbi ausiliari e non, tra homo sapiens e australopithecus (strizzando l’occhio a Lucy), tra fotosintesi clorofilliana e dna (con la voglia di comprare la serie completa del cartone “Siamo fatti così”) senza mai arrivare ad un vero e proprio traguardo visto che i nuovi argomenti non finiscono mai.
Così può accadere che nei fine settimana familiari si assista ad incontri/scontri, a scaramucce, a veri e proprie provocazioni, a nervi che saltano e lacrime che scoppiano, passando per “Ma la maestra te l’ha spiegato?”, “Mi sembra si faccia così…”, “Non me lo ricorderò mai!”, “Ma mi ascolti?!?!” finendo per arrivare alla rottura definitiva con una parte che si rinchiude nella cameretta e l’altra che rimane sul divano a braccia incrociate.
In mezzo a tutto questo caos qualche volta mi succede che, per qualche strana congiuntura astrale, si arrivi all’idillio, con un raggio di sole che attraverso il vetro della finestra illumina la fronte di mia figlia, con i suoi occhi che mi guardano assorti e con le sue orecchie dedicate solo alle mie parole. In questi rari momenti cerco di dare a mia figlia dei consigli che possano servirle nello studio al di là dell’argomento del giorno. Uno di quelli che ritorna, e che ripeto come un mantra, che mi è servito molto e nel quale credo fermamente, è:
“Se lo capisci, non devi sforzarti di ricordare”.
Per noi genitori è un vero e proprio slalom tra operazioni in colonna (si dice ancora “abbasso il numero”?!?), tra verbi ausiliari e non, tra homo sapiens e australopithecus (strizzando l’occhio a Lucy), tra fotosintesi clorofilliana e dna (con la voglia di comprare la serie completa del cartone “Siamo fatti così”) senza mai arrivare ad un vero e proprio traguardo visto che i nuovi argomenti non finiscono mai.
Così può accadere che nei fine settimana familiari si assista ad incontri/scontri, a scaramucce, a veri e proprie provocazioni, a nervi che saltano e lacrime che scoppiano, passando per “Ma la maestra te l’ha spiegato?”, “Mi sembra si faccia così…”, “Non me lo ricorderò mai!”, “Ma mi ascolti?!?!” finendo per arrivare alla rottura definitiva con una parte che si rinchiude nella cameretta e l’altra che rimane sul divano a braccia incrociate.
In mezzo a tutto questo caos qualche volta mi succede che, per qualche strana congiuntura astrale, si arrivi all’idillio, con un raggio di sole che attraverso il vetro della finestra illumina la fronte di mia figlia, con i suoi occhi che mi guardano assorti e con le sue orecchie dedicate solo alle mie parole. In questi rari momenti cerco di dare a mia figlia dei consigli che possano servirle nello studio al di là dell’argomento del giorno. Uno di quelli che ritorna, e che ripeto come un mantra, che mi è servito molto e nel quale credo fermamente, è:
“Se lo capisci, non devi sforzarti di ricordare”.
Non è semplice. Non si può applicare a tutte le materie (quali sono
gli affluenti del Po?) ma è un principio che si può applicare in
tantissimi casi. Nel breve periodo sembra più facile e veloce ricordare
qualcosa, rispetto al maggiore sforzo necessario per capire, ma nel
medio e lungo termine è impossibile basare tutto sulla memoria. Se
capisci qualcosa, entra a far parte di te, se vuoi ricordartelo sei
sempre in balìa della tua memoria.
Come ricordarsi che “scienziato” e
“scienza” si scrivono con la “i”? La mia maestra ce lo spiegò così:
Lo “SCIEnziato” non è “SCEmo”. Grande!
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