Ci si chiede spesso quando nascano i padri, nel senso di quando si acquisti realmente la consapevolezza della paternità. Rispetto al mondo femminile, l’esperienza di un uomo è completamente diversa. Personalmente posso dire di essere “nato” in sala parto. Ringrazio la mia compagna di avermi dato la possibilità di assistere a questo evento straordinario. Ritengo che sia stato una sorta di imprinting al contrario, nel senso che la magia della creazione di un legame è avvenuta attraverso lo sguardo dell’adulto verso il piccolo.
Come tutti i ruoli, anche quello del padre deve essere interpretato. Negli ultimi anni questa figura ha avuto un’evoluzione molto rapida con forti cambiamenti. Direi a scatti. Qualcuno è andato avanti in accelerazione. Qualcun altro è rimasto più indietro. E’ vero che anche l’universo delle mamme è in fermento: ci sono i figli, il lavoro, la casa. Ma si sa, la mamma è sempre la mamma.
Credo che la scelta sia innanzitutto personale ma debba necessariamente essere condivisa all’interno della coppia.
La mia scelta è stata quella di partecipare il più possibile alla vita di mia figlia. Non è facile. Lo dico perché vedo ancora strani sguardi quando racconto che ho preso le ferie per fare l’inserimento al nido o se quella sera mi occuperò io del bagnetto perché la mamma farà tardi. Si sa che è sempre dura essere i primi nel cambiare comportamenti consolidati. L’importante è crederci. E ci sono sempre più padri che decidono di essere una presenza attiva nella vita dei loro figli.
Una sola preghiera. Non chiamateli “mammi”, per carità! Le parole hanno un peso. Di solito, quando si usa, l’espressione “fai il mammo” è accompagnata da qualche sorrisetto. E comunque, chi conosce la comunicazione, sa bene che le parole che usiamo hanno per noi un senso preciso anche se pronunciate inconsciamente. La parola “mammo” si porta dietro un bagaglio pieno zeppo di preconcetti.
Dalla mia esperienza posso dire che partecipare sin dall’inizio alla vita di mia figlia ci ha permesso di instaurare da subito un legame solido. Necessariamente ci vuole del tempo, sono piccoli passi da fare ogni giorno. Anche cose apparentemente banali, o che sembrano puramente di routine come cambiare un pannolino, servono a creare un rapporto di confidenza e complicità.
Mi viene in mente la storia del cavaliere che incontro tre uomini che stanno lavorando delle pietre e chiede loro cosa stiano facendo. Il primo risponde: “Faccio il mio lavoro”. Il secondo: “Lavoro e prendo ciò che serve per mantenere la mia famiglia”. Il terzo alla stessa domanda risponde “Sto costruendo una cattedrale”.
Pensiamo a questo quando dobbiamo cambiare un pannolino. Stiamo costruendo la nostra relazione con i nostri figli e creando le basi per la loro crescita.
Questo post partecipa al blogstorming
bravo! mi piace molto quello che hai scritto e ti ammiro.
RispondiEliminaGrazie Laura.
EliminaIl tuo è ufficialmente il primo commento inserito nel mio blog, nato da poco ma che cerco di far crescere giorno dopo giorno.