Per una strana coincidenza qualche settimana fa ho avuto l’influenza negli stessi giorni in cui mia figlia era a casa perché non stava bene.
Avere la febbre alta e desiderare più di qualunque altra cosa di stare sdraiato a letto al buio si concilia veramente male con l’avere a casa una bambina di due anni e mezzo che chiede la tua attenzione per giocare o per il bisogno di coccole aumentato dal fatto di stare poco bene.
I primi pomeriggi con la febbre li abbiamo passati tra il divano della sala e il futon nella sua camerina tentando di dormire. Il primo pomeriggio, io sdraiato sul divano con le gambe allungate sul pouf. Lei con me, cambiando spesso posizione, prima sdraiata su di me supina, poi a faccia in su. Poi con la testa sulla mia pancia ed il corpo rannicchiato sul divano. Insomma, io dormivo con un occhio solo per controllare che non cadesse giù.
Nei giorni che sono passati dall’essere febbricitanti allo stare bene, abbiamo passato molto tempo noi due da soli, toccando tutto lo spettro di possibili emozioni e stati d'animo.
Ci siamo riposati, divertiti, annoiati, arrabbiati, urlati contro, coccolati, intristiti guardando il sole fuori dalla finestra mentre noi dovevamo restare a casa. Abbiamo riso, pianto, chiamato disperatamente “Mamma” come salvezza dalle grinfie di babbo, disegnato, letto libri o solo sfogliato, costruito torri di mattoncini, tirate cose, cercato abbracci, finto di cucinare, preso le medicine, fatta cacca nel vasino ma anche nel pannolino, tentata qualche bizza, guardati episodi di Barbapapà, PeppaPig e Baby Looney Tunes, contrariamente al solito mangiato a tavola non in tre. Uno dei due ha approfittato della situazione per chiedere di stare un po’ più in braccio del solito, l’altro ha fatto finta di cedere contro voglia, sottolineando l’eccezionalità del momento.
Anche l'influenza ha i suoi lati positivi. Se passata con la giusta compagnia.