Mentre
mi preparo in bagno, mia figlia prende dal cassetto la scatola dei
cottonfioc
e inizia a giocarci. Con la coda dell'occhio tengo sotto controllo la
situazione ma, tra i pochi secondi che separano un'occhiata e l'altra,
vedo tutti i bastoncini sul pavimento.
Faccio
notare a mia figlia che adesso deve metterli a posto, ricevendo dei
secchi e decisi “NO”. Due sole lettere, con una vocina acuta,
ripetute quasi all'infinito.
Tengo
la posizione e mantenendo la calma. Le ripeto che se vuole scendere
con me a giocare deve prima mettere a posto quello che ha buttato a
terra.
Ai
“NO” si aggiunge anche il linguaggio corporeo per rafforzare la
sua posizione, mette le braccia dietro la schiena.
Vedendo
che continuo a prepararmi, prova a proporre una soluzione
alternativa. Dice “NO io, babbo.”
“Eh
no, devi mettere a posto tu.”
Le
ricordo che tra poco scenderò senza di lei se non metterà a posto.
Nessuna reazione.
Bisogna
essere credibili nelle proprie dichiarazioni così scendo senza di
lei.
Lei
rimane al cancellino delle scale con la stessa faccia triste di chi
sta salutando un emigrante che salpa per l'America in cerca di
fortuna.
Dopo
qualche minuto torno al piano di sopra e i cottonfioc sono ancora sul
pavimento.
Le
faccio notare che non ha messo a posto. Mi siedo a gambe incrociate
di fronte al bagno.
“Io
mi siedo qui. Per me possiamo starci tutta la mattina.”
Lei
mi guarda e viene a sedersi tra le mie gambe.
Davanti
a noi il pavimento del bagno con sparsi cottonfioc come un moderno
gioco di shangai.
Li
guardo come se dovessero ispirarmi chissà quali riflessioni
filosofiche.
In
realtà devo solo far rispettare una regole a mia figlia: se si crea
disordine bisogna rimettere a posto.
Forse
per fare questo ci vuole tutta la forza della filosofia orientale,
devo farti fare una cosa, non posso farla io per te e non posso
obbligarti fisicamente a farla.
Inizia
una fase di sconforto. Mi viene anche il dubbio che non capisca
quello le sto chiedendo.
Sono
seduto con le spalle appoggiate al muro, almeno quello mi sorregge.
Lei è seduta con me, così vicini ma lontani nelle nostre
posizioni.
Poi
all'improvviso, come se avesse sentito una voce da chissà chi e da
chissà dove, si alza prende il contenitore e inizia a mettere a
posto i cottonfioc.
Quasi
una magia. Come quando Topolino Apprendista Stregone riesce a far
muovere le scope per pulire per terra.
Tutto
questo è durato più di mezzora. Fortunatamente quella mattina non
avevo fretta e ho avuto il tempo per aspettare. Purtroppo non sempre
è possibile.
Speriamo
che abbia capito e che la prossima volta sarà più veloce.
Speriamo…
Forse più veloce ancora no, magari ci vorrà qualche altra mezz'ora ma già questa e' una conquista e te lo dice una, che sta combattendo la tua stessa battaglia.
RispondiEliminaEh sì, il vero problema è che molte volte non c'è tutto questo tempo...
EliminaRende bene la foto: da una parte non puoi importi perché se no li schiacci, dall'altra non puoi far finta di niente. E' sottile la questione e tu sei stato bravo e paziente.
RispondiEliminaE' veramente una continua partita a scacchi ;)
EliminaChe bravo! Io invece spesso mi faccio prendere dal nervoso e finisco per urlare :((
RispondiEliminaNon sempre finisce così bene neanche a me ;)
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