C’è un nuovo spauracchio che circola
ultimamente tra i genitori. Non è una mia particolare percezione, ne sento
proprio parlare: il timore dei genitori
nei confronti della sensibilità dei figli. Se ne parla sempre in un’accezione
negativa, come di un possibile problema per il futuro.
Leggiamo ai nostri figli libri che trattano la
diversità e la ricerca delle proprie caratteristiche, li portiamo a vedere film
che dovrebbero mostrare l’importanza di seguire la propria personalità ma poi quando
chiudiamo il libro o quando usciamo dalla sala, se non già ai titoli di coda, pensiamo
già di tornare alla vera realtà.
Inutile nascondersi, dobbiamo affrontare il nostro
quotidiano. Spiace dirlo, ma sono in particolare i papà a toccare questo
argomento, specialmente se hanno un figlio. Ahimé, si potrebbe dirla usando le
parole della famosa canzone Father &
Son “E' sempre la stessa vecchia storia”. Sempre lo stesso vecchio contrasto
tra come vorremmo che fossero i nostri figli e come sono, o saranno, veramente.
La sensibilità sembra un campanello d’allarme
che suona nelle orecchie dei genitori per avvertirli di una futura debolezza o incapacità
di farsi rispettare. Alcune volte mi capita di sentire genitori dire, quasi come
se si scusassero: “Sai, è un po’ timido”.
Credo che come adulti stiamo vivendo in modo
molto forte, forse troppo, la percezione di un mondo ostile, di una società diventata
ormai a beneficio del “più forte” e del “più furbo”. Un mondo nel quale, finito
il tempo dell’associazionismo di vario livello e tipologia nel quale era più
facile sentirsi parte di un gruppo solidale, conta ormai solo l’individualismo.
Sembra che il motto dominante sia “morte tua, vita mia”.
In un momento storico in cui i posti di
lavoro sono pochi e molto spesso precari, sentiamo che la corsa al proprio
posto al sole debba essere senza esclusioni di colpi e, una volta raggiunto, da
difendere con le unghie e con i denti.
Così, con una visione un po’ schizofrenica, vorremmo
che i nostri figli fossero:
- educati, quanto basta per non sfigurare nel nostro ruolo di genitori, ma sfrontati nelle occasioni giuste.
- leader con i compagni ma non ribelli, così da non avere pensieri quando sono fuori casa.
- bravi studenti a scuola ma non i primi della classe per non essere additati come “secchioni”.
- non particolarmente paurosi ma neanche con disprezzo del pericolo.
- con il loro carattere ma in linea con le nostre aspettative.
Ma come sono, e come saranno, i nostri figli?
Un applauso!!
RispondiEliminaOh, come lo hai spiegato bene! Dieci anni fa ero piuttosto così, da manuale schizofrenico, ora diciamo che ho decisamente virato verso altri lidi.
RispondiEliminaUna mia collega sta passando un momentaccio con suo figlio quasi diciottenne che viene maltrattato da anni da una professoressa che non sopporta "l'eccessiva" sensibilità del ragazzo. Nei primi anni della superiori era ancora molto timido (oltre che educato e pure studioso) e all'interrogazione si faceva prendere dall'emozione arrivando talvolta alle lacrime di fronte all'aggressività dell'insegnante. E questo proprio lei non lo sopporta, tanto che quest'anno sta facendo di tutto per bocciarlo. Io trovo tutto questo allucinante, ma perché deve essere meglio la sfrontatezza della timidezza? Ma perché tutti uguali?!
Un bell'articolo. Chi è timido, educato e fa le cose come correttamente è sempre schiacciato non solo da alcuni insegnanti ma anche da coetanei che fanno in modo di escluderlo e invece che aiutarlo a esporsi di più lo aiutano a rinchidersi in se stesso. E' allucinante tutto ciò.
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