Qualche
settimana fa parlando tra genitori sull’essersi trasferiti lontano dalle
famiglie di origine qualcuno rifletteva sul fatto che sì, magari non li devi
stare a sentire che ti dicono cosa fare o non fare, ma tu, comunque, quelle
voci le hai dentro. Inconsciamente senti una vocina che ti ricorda il loro
disappunto o la loro contrarietà verso quello che stai facendo. Questo perché con
i tuoi genitori ci sei cresciuto e puoi sapere in anticipo quello che pensano
senza bisogno di sentirlo dire. Puoi aver messo quanti chilometri vuoi tra te e
loro ma questo non basta per far tacere quelle voci interiori che non seguono
le regole spazio-temporali. Di solito, tra l’altro, quelle vocine, chissà poi perché, hanno una
valenza negativa e, quindi, non è piacevole sentirle.
Da genitori, non ci rendiamo conto di quanto possiamo condizionare la
vita dei nostri figli. Molte volte pensiamo, e più che cresceranno più lo
penseremo, di non essere ascoltati abbastanza. Mentre in realtà le nostre parole, le
nostre frasi, ancorché poco sentite, si depositano sul fondo e rimangono lì. E nonostante
i nostri figli non facciano altro che cercare di affrancarsi da noi, dalle
nostre idee, dai nostri pensieri, e in molti casi dai nostri giudizi, riaffiorano ogni tanto nella loro testa.
E’
per questo, e lo ripeto spesso nei miei post, che dovremmo, per quanto
possibile, cercare di riflettere di più su quello che diciamo ai nostri figli e ai
messaggi che implicitamente e inconsapevolmente sono racchiusi nelle nostre
parole.
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