Ammetto
che con la Pimpa non era scattata una particolare simpatia. Né nella sua
versione animata negli episodi in tv né attraverso la lettura i libri che avevo
comprato a mia figlia. Mi sembravano storie un po’ strampalate.
Da
quando mia figlia sta imparando a leggere ho scoperto che dei tanti libri per
bambini che ci capitano tra le mani, quelli che acquistiamo o quelli che
prendiamo in prestito in biblioteca, pochissimi sono scritti utilizzando lo
stampatello maiuscolo, la prima tipologia di carattere usata a scuola. E
la Pimpa è uno dei pochi.
Così, partendo dai libri che avevamo già a casa,
abbiamo ampliato la collezione della cagnolina a pois rossi.
Devo
dire la verità, questo “secondo incontro” con la Pimpa è stato molto più
coinvolgente. Probabilmente perché abbiamo approfondito la storia dei diversi
personaggi o perché conoscendola, pagina dopo pagina, mi sono un po’ affezionato.
O forse perché all’inizio ero un po’ troppo come l’Armando, e come a lui le storie
della Pimpa mi sembravano strane, mentre adesso sono anche io un po’ Pimpa,
aperto verso qualsiasi tipo di avventura fantastica.
Di
fatto, la Pimpa si è conquistata un posto particolare nei miei ricordi, e direi nel mio cuore, perché avrà
accompagnato mia figlia, mano nella zampa, durante la sua scoperta della lettura.
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