“Ma Babbo Natale esiste davvero?”
Come tutti i genitori, sapevo che prima o poi sarebbe arrivata quella domanda.
“Perché nel pulmino della scuola dicono che non esiste e che sono il babbo e la mamma a comprare
i regali!”
Ho preso del tempo per rispondere cercando di trovare un difficile compromesso tra fantasia e
ragionamento, proprio quei due elementi che vorrei che mia figlia sviluppasse nel tempo.
“Babbo Natale esiste se ci credi. Babbo Natale arriva per i bambini, non si occupa dei grandi.
Gli adulti si scambiano i regali tra di loro.”
Mi sembrava di sentire le rotelline della sua testa in movimento per cercare di decifrare quello
che le avevo appena detto.
Troppo tranquillo per aver vinto una piccola battaglia, avevo dimenticato la guerra iniziata sul
pulmino da quel bambino di quinta.
Il
colpo di grazia è arrivato proprio da chi non mi sarei mai aspettato,
da chi ha accompagnato
la mia infanzia scolastica e per questo, forse, ero troppo rilassato. In
serata, seduto sul divano, leggendo con mia figlia la poesia “Un abete
speciale” di Gianni Rodari alla fine troviamo: “Perché se un bambino
resta senza niente, anche un solo, piccolo,
che piangere non si sente, Natale è tutto sbagliato”.
Neanche il tempo di rendermi conto del pericolo imminente che ero stato colpito dal fuoco amico.
Perché, se Babbo Natala porta i regali, ci sono i bambini poveri che restano senza?
Pausa.
Il tempo si ferma. I pochi meccanismi della mia testa iniziano a girare
all’impazzata per
trovare una spiegazione plausibile. Sembra che il divano mi stia
risucchiando, il braccio di mia figlia intorno alla mia spalla è
diventato un artiglio, il libro che ho sulle gambe inizia a scottare.
Si
può chiedere tutto a Babbo Natale ma non di passare da una specie di
ultranazionalista di destra,
un liberista estremo o un darwinista sociale. Che da simbolo dei bambini
di tutto il mondo si dimentichi proprio di quelli che avrebbero più
bisogno di lui, di quelli poveri o di quelli che vivono sotto le bombe.
Soprattutto non si può chiedere ad un altro
babbo, come me, di farlo.
Credo che la
magia debba aprirci il cuore, non chiuderci gli occhi.
Dopo qualche interminabile secondo non ho potuto non ammettere che “mmmhhh... un po’ i genitori
aiutano Babbo Natale...”.
Non
so cosa mia figlia abbia capito di questa mia sintetica spiegazione
che, tra l’altro, fa acqua
da tutte le parti. Sono convinto, però, che tutte le nostre
chiacchierate durante il resto dell’anno, che prendono spunto dai brevi
spezzoni di telegiornale che vediamo insieme, dai racconti letti o
semplicemente da quello che vediamo intorno a noi, valgano
di più di una difesa d’ufficio di un signore anziano con la barba bianca
e con un vestito rosso.
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