Mio nonno aveva una gamba di legno. La sua
l'aveva persa a causa di un incidente di lavoro. A quei tempi non c’erano le
protesi di ultima generazione che vediamo ai nostri giorni. Aveva una gamba
rigida, per questo portava un bastone, che un bottone all'altezza del ginocchio
gli permetteva di socchiudere una volta seduto.
Per me era normale, l’avevo conosciuto
così. Da piccolo, quando gli sedevo accanto, mi piaceva battere con la mano
prima su una gamba e poi sull'altra per sentire la differenza di consistenza e
di suono.
Ricordo quando mi veniva a trovare a casa.
Doveva salire due piani di scale a piedi. Ogni tanto si fermava per riposarsi.
Ricordo che aveva uno spray inalatore con il quale faceva un gran respiro che
gli serviva per riprendere il fiato. Un po' di asma mista a silicosi.
Fuori e dentro, regali non graditi del
lavoro.
Alcune volte mi accompagnava a casa con la
sua Cinquecento blu. Era un'auto modificata, con i comandi al volante. L'ho
sempre vista come una grande cosa. Avrebbe potuto anche vivere senza auto ma il
fatto che l'avesse mantenuta me lo ha fatto sempre vedere sotto una bella luce.
Dopo la sua morte mio padre mi disse che
doveva essere rottamata. Non si poteva vendere perché nessuno avrebbe voluto
comprare un'auto con comandi speciali. La ragionevolezza degli adulti che si
scontra inevitabilmente con il mondo fantastico dei bambini. Io ero molto
piccolo, per me era un po' una macchina speciale. Da tenere. Ci penso ogni
volta che vedo qualche raduno di appassionati di Cinquecento.
Mio nonno era un uomo e mite. Un tipo
tranquillo, da Settimana Enigmistica e da partita a carte a casa con mia nonna.
Credo, non so dirlo, che mi abbia insegnato un paio di solitari.
Non so perché, vista la distanza quasi
abissale per i tanti anni ed esperienze che inevitabilmente ci separano, ma me
lo sono sentito sempre un po' affine. Pur conservandone pochi ricordi miei,
rubacchiando dai ricordi degli altri. Probabilmente perché è facile riempire
con i pensieri e la fantasia i buchi delle assenze andando a costruire un
mosaico più bello della realtà che si vuole rappresentare. Avrà avuto i suoi
difetti, come tutti.
Non so perché ma ultimamente mi torna alla
mente mio nonno. Non ne conosco il motivo preciso. Non l'ho sognato recentemente,
se l’ho fatto non me ne ricordo. Non so se dipenda da questo giovanilismo che
ci circonda e che ci influenza un po' tutti, inevitabilmente anche i nonni. Che
quasi non puoi dire che i nonni sono “vecchi”, o “anziani” che dir si voglia,
nel senso che non sono “giovani” perché sembra un’offesa.
a parte la gamba, potrebbe essere la descrizione di mio nonno. Settimana Enigmistica compresa.
RispondiEliminaCiao
A.