Certe
notizie di cronaca non possono non farti riflettere. Non vorrei mai che
qualcuno potesse usare come arma di ricatto nei confronti di mia figlia la
minaccia “… altrimenti lo dico ai tuoi genitori”, sfruttando lo spauracchio del
giudizio, o della punizione, dei genitori.
Non
perché i figli debbano per forza dire tutto ai loro genitori ma perché devono
avere la possibilità di farlo, un diritto non un dovere.
Usando
una metafora da anni ’80, voglio che mia
figlia sappia di avere sempre un gettone
in tasca con il quale potrà chiamarmi in qualunque momento si sentirà in difficoltà
e avrà bisogno di un aiuto, grande o piccolo che sia, senza temere giudizi o
punizioni. Questa “sospensione del giudizio” non significa “giustificazione” di
quello che potrebbe essere successo ma serve per definire delle priorità: prima di tutto parliamo del problema.
Come nei
rapimenti si congelano i beni della famiglia per togliere la principale motivazione
dei rapitori, così in quello che può essere considerato a tutti gli effetti un rapimento
emotivo si elimina la leva principale dando ai figli la consapevolezza che
potranno beneficiare di un “congelamento del giudizio” dei propri genitori.
Hai toccato uno dei punti cardine delle mie conversazioni con Ale, gli ripeto sempre "più grande è il problema più devi venire da noi". Perché magari qualche urlo ci verrà pure pure ma poi il problema si divide e si affronta, insieme.
RispondiEliminaSembra strano ma dopo così tanto tempo il "divide et impera" funziona ancora alla grande tra gli esseri umani, specialmente i più deboli ed esposti. Per questo occorre spalancare le nostre porte prima ancora che ce ne sia la necessità.
Inneschi sempre riflessioni d'interesse. Grazie per la tua sensibilità.
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