Sta girando in questi
giorno l’appello di Pieraccioni che può essere riassunto in “Genitori di tutto
il mondo uniamoci per tornare ai calci nel culo”. Il tema, trattato con la sua solita
ironia e simpatia, riguarda la vita reale di tutti i giorni, la sua in quanto
babbo, quella di tutti i genitori ed anche la mia, in quanto babbo a mia volta.
Credo che l’appello riguardi
più una pedata nel culo a tutti i genitori, affinché aprano gli occhi su
quello che sta succedendo nel loro rapporto con i figli. Però, leggendo tra le
righe del post, i vari commenti dei lettori, e le tante condivisioni, mi sembra
che ci sia una grande nostalgia del quel
periodo degli sculaccioni che da figli abbiamo subìto e che da genitori non
vogliamo, o semplicemente non possiamo ammettere, attuare nei
confronti dei nostri figli.
Non vorrei che ci
sembrasse di aver perso il nostro turno
di rivalsa. Abbiamo subìto pensando che un giorno sarebbe venuto il nostro
turno ma quel turno non è mai arrivato e ci hanno tolto dalle mani uno
strumento facile facile per rapportarci con i nostri figli. Perché è in fondo
quello che rivendichiamo, la facilità
dello strumento. Vuoi mettere com’è facile chiudere, o non far neanche
iniziare, una discussione con un bambino con un sonoro sculaccione? Se all’occhio
severo segue lo sculaccione, che proprio piacevole non è, al prossimo occhio
severo non ci sarà bisogno neanche di arrivare allo sculaccione. In un lampo
saranno finite tutte le discussioni. Siamo sinceri, quello che temevamo da piccoli, non erano gli occhi severi dei nostri
genitori, ma quello che sarebbe potuto arrivare dopo. Quello era solo un
avvertimento.
Eppure abbiamo uno strumento tanto piccolo ma anche tanto
potente, intorno al quale vorrei che noi genitori ci unissimo davvero: il “NO”.
Un “NO” fermo e deciso. Che nostro
figlio sappia che rimarrà tale e non diventerà un “Sì” dopo poco per farlo
stare zitto e per non starlo più a sentire. Sia che pianga, che urli o che si
rotoli per terra.
Insomma... un "no" che tanto piccolo non è. Esso presuppone fiducia in sè, come genitori che sanno indicare qualcosa di più importante o duraturo
RispondiEliminae fiducia nel bambino, come persona che può imparare, anche dalla privazione, che è necessario guardare oltre (e maturare col tempo anche fiducia verso il genitore...)
Per questo la chiave non è il "potere del più forte", ma è e resta la relazione autentica ed aperta tra le persone.
Shalan