Tra
le tragedie legate al naufragio della Concordia mi ha colpito molto
quella della piccola Dayana di 5 anni morta con il padre all’interno
della nave. Quella storia mi ha colto nel vivo. Probabilmente perché ha
avuto per me un grande potere evocativo. Mi ha smosso qualcosa dentro.
Ho pensato alla disperazione di un padre che non riesce a salvare la
vita dei propri figli. Credo che sia qualcosa che vada al di là della
morte stessa.
La
drammaticità di questa fine mostra con clamore quanto la stupidità di
certe azioni possa avere conseguenze tragiche sulla vita di altre
persone. Quale potrebbe essere la condanna adeguata per una cosa del
genere? Immagino non ce ne siano.
Recentemente
l’Unicef ha pubblicato il suo Rapporto 2012 sull’infanzia. Ho ripensato
alle mie riflessioni sulla Concordia. Ho realizzato con amarezza che
tutto questo mio dolore derivava dal fatto che me la sentivo molto
vicina. Potevo immedesimarmi. Era qualcosa che sarebbe potuto accadere
anche a me e alla mia bambina.
In
realtà ci sono milioni di bambini che ogni giorno vivono in condizioni
assurde, che muoiono per cause per noi del tutto irrisorie. E’ difficile
immedesimarsi in loro. E’ veramente difficile vedere i loro volti in
quello della tua bambina che dorme serena nel lettino quando la notte
vai a controllare che sia tutto a posto e le rimbocchi la coperta. Credo
che sia proprio questa la sfida. Che si affianca anche ad altra. Capire
quanta stupidità ci sia nelle nostre azioni quotidiane, quelle ad
esempio per il mantenimento del nostro tenore di vita, che ha
conseguenze tragiche sulla vita di bambini la cui foto non vedremo mai
in internet o in un telegiornale.
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