Credo
che uno dei modi per tenere vivi i ricordi, anche lontani, sia di
averne testimonianze concrete come ad esempio delle foto. Me ne sono
reso conto qualche settimana fa quando andando in biblioteca con mia
figlia ho trovato un vecchio libro. La copertina e le illustrazioni
interne hanno riacceso il ricordo, ormai dimenticato, di una delle
mie letture delle elementari.
Ai
miei tempi, ahimè è il caso di dirlo, una foto era riservata ad un
evento particolare, da immortalare, come un compleanno, una vacanza
al mare, la neve o una gita.
Oggi,
invece, con la complicità dell'evoluzione della tecnologia, fare una
foto è qualcosa che rientra nel quotidiano, che ha perso quell'aurea
di sacralità.
Mia
figlia, nonostante i suoi pochi anni di vita, ha già tantissime
foto. Ogni tanto le riguardiamo, per rivederci, chi più piccola,
lei, e chi più giovani, noi.
Chissà
se mia figlia riuscirà a fissare meglio di me i ricordi di alcuni
momenti della sua infanzia o, invece, le foto saranno così tante da
essere troppe e, come si dice, troppe informazioni equivalgono a
nessuna informazione.
Forse
alla fine anche a lei rimarranno impresse solo una decina di foto.
Come quella con un suo taglio di capelli particolare, magari con la
frangetta tagliata a casa, o quella dove si vede la sua mamma che la
tiene in braccio pochi giorni dopo il parto, quella di una giornata
in vacanza in piscina con il suo babbo con cuffiette e occhialetti
davvero buffi o quella con le sue migliori amiche ad una festa di
compleanno truccate da principesse.
Già, chissà! Me lo chiedo anche io!
RispondiEliminaè vero che troppo informazioni nessuna informazione, ma è altrettanto vero che le foto non le si vedono tutti i giorni e mia figlia in particolar modo è così contenta quando recuperiamo quelle di eventi particolari e mi dice "ah, hai fotografato anche questo...". e io continuo a scattare
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