giovedì 29 novembre 2012

Riflessioni di ritorno dal nido: "Siamo sicuri di sapere come vorremmo che fossero i nostri figli?"


Non ho mai sentito dire da qualche genitore di avere un figlio calmo e tranquillo. Tutti si lamentano di avere bambini molto vivaci, qualcuno afferma sconsolato che suo figlio è molto “impegnativo”.
Sinceramente io sono tra questi ultimi. Mia figlia è un movimento continuo, cerca sempre nuove cose da fare, si arrampica ovunque, salta su qualsiasi cosa che sembri una poltrona o un divano. Ultimamente vuole avere l’ultima parola su tutto. Perfino infilarsi una maglia diventa un motivo di contestazione, se noi iniziamo dalla testa lei vuole farlo da una manica, scegliendo persino il braccio. Si mette a curiosare in qualsiasi cosa facciamo. Vorrebbe ripetere tutto quello che ci vede fare. Per sfidarci, inizia a fare, o solo mostra di voler fare, le cose che sa esserle vietate e poi ci guarda con lo sguardo furbo malcelando un sorrisetto.
Questo significa non poter mai abbassare la guardia, tenere sempre alto il livello di attenzione, per un attimo di distrazione potremmo rischiare l’allagamento del bagno o vedersela in piedi in equilibrio instabile sulla spalliera del divano. Questo significa, inoltre, dover mettere sempre le cose in chiaro, ripeterle decine di volte, affrontare frequenti capricci con pianti singhiozzanti.
 
Questa è la premessa che ci porta dritti dritti al nostro rientro dall’incontro con le maestre del nido di mia figlia. Tutto confermato. Nel loro caso la vivacità coinvolge anche gli altri bambini, magari i più piccoli che sarebbero tranquilli, prendendo loro il ciuccio per farsi correre dietro o rovesciando il loro biberon durante il pasto.
Per una strana ragione, i colloqui sul comportamento dei bambini piccoli sembrano da un certo punto di vista colloqui anche “sui” genitori. Nel senso che i genitori, di solito, si sentono molto coinvolti, in prima persona, su quello che viene detto loro. “Forse penseranno che non siamo capaci di darle delle regole?!”
 
Le mie riflessioni si sono fermate su un punto particolare: “Se potessi definire io il comportamento esatto di mia figlia, come vorrei che fosse?”
Sicuramente vorrei che fosse ubbidiente quando le dico una cosa, che fosse vivace nei momenti giusti e curiosa quando il momento lo richiede. Che quando fuori piove e non possiamo uscire, volesse stare con me sul divano a leggere una bella storia, che capisse che quando è l’ora di tornare a casa dal parco rientrasse senza fare capricci, che capisse che fa bene mangiare le verdure, che è meglio usare sempre il cucchiaino per mangiare lo yogurt piuttosto che infilarci tutta la mano, che le cose buttate a terra faranno sempre lo stesso rumore quindi basta averlo fatto una volta…
Se facesse tutto questo, molto probabilmente non sarebbe una bambina in carne ed ossa.
A pensarci bene, anche se fosse molto meno faticoso, non sarei contento di avere una figlia, in particolare in previsione della sua crescita, che accettasse tutto quello che le si dice, che facesse una cosa solo perché l’ha detta un adulto, passiva rispetto a quello che le succede intorno o che non sentisse l’esigenza di imporre la propria personalità e volontà. Magari se lo facesse almeno ogni tanto…
 
Non ci resta che tenere duro, anche quando la stanchezza è lì per prendere il sopravvento. In questo, il gioco di squadra tra mamma e babbo è fondamentale.
 
Ieri sera, dopo l’ennesima volta che le dicevo di rimettere al suo posto una cosa, ribadendo il concetto le ho preso quello che teneva in mano e l’ho fatto io. Lei è scoppiata in un pianto dirotto. Poi mi è corsa incontro a braccia aperte. L’ho presa per calmarla.
Credo che non si debba confondere il rispetto delle regole con la dimostrazione di affetto che ci deve essere sempre.
 

10 commenti:

  1. Far rispettare le regole e' di per se una manifestazione d'affetto, e sono certa, che nonostante qualche pianto, loro di questo ci sono grati!!! ......come vorrei fosse mio figlio? ...così com'è...non cambierei niente, nemmeno i presunti "difetti"!!!!

    RispondiElimina
  2. Bel post! Bravi babbo!!! A me proprio oggi hanno detto che il mio è prepotente e si prende i giochi dagli altri bimbi.. Mentre fino a poco fa mi dicevano che lo avevano preso di mira quelli piu grandi, lo avevano morso.. Ora è lui il grande.. E io vorrei che fosse esattamente cosi.. È abbastanza tranquillo e dolce, e a volte cimbina qualcosa anche lui, per forZa, è un bambino! ;)

    RispondiElimina
  3. Rispettare le regole: che bella questione! Mi sto rendendo conto che a dispetto di quanto possa essere brava a mettere paletti (perché per loro le regole quello sono!), la cosa fondamentale sia l'empatia. Quando sono in pieno possesso di serenità e pazienza, cerco di far capire ai bimbi che qualche cosa può essere frustrante (lo è anche per noi no?), ma che bisogna farla. Esempio: la mattina la piccola mi dice che non vuole andare a scuola (anche se poi si diverte da pazzi, ma ormai è una frase di rito!) e io le dico che pure io starei a casa, ma vado lo stesso a lavorare. E così per tutto. Certo serve anche molta coerenza. Qualche giorno fa mio marito sgridava i bambini che erano scalzi: io sono scappata i cucina a ridere di gusto per non farmi vedere dai bimbi. Alla richiesta di spiegazioni di mio marito gli ho fatto notare che pure lui era scalzo :D!
    L'amore e l'affetto va confermato sempre. Lo so che sono pallosa, ma dopo qualche litigata con i bimbi su alcune loro impuntature cerco sempre la riappacificazione spiegando che la mamma è esigente, ma che vuole loro sempre bene (né più e né meno di quanto ne vogliono loro a me quando non sono la mamma dei loro sogni). Strano ma vero, forse per sfinimento ma cercare di spiegare tutte le emozioni ai bambini aiuta loro a comprendersi meglio, anche se sono piccoli.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cercare di spiegare è sicuramente la importante, sempre.
      Dialogo, dialogo, dialogo.

      Elimina
  4. Non me ne parlare, io devo ancora capire come comportarmi e non aiuta avere il marito poco presente causa lavoro e che quando è presente ha tutto fuorché voglia di sentire piangere la figlia e quindi è un continuo permetterle tutto. Sono disperata!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Qui urge una full immersion per tuo marito nel metodo “Dad on duty” :)

      Scherzi a parte, si tratta di un problema reale. Chi sta poco con i figli, pretenderebbe di riuscire ad avere un tempo “perfetto” con loro. Come dire “Quel poco che si sto, ci voglio stare bene.”.

      Purtroppo i bambini, in generale i rapporti umani ma con i bambini ancora di più, non funzionano così, come degli interruttori che puoi accendere e spegnere.

      Noi a casa cerchiamo di seguire la regola di non fare cose, o concedere cose, che metterebbero in difficoltà l’altro quando si trova da solo con la bimba. Non sempre si riesce ma almeno si prova. Potrebbe essere un primo passo.

      Poi mi sto rendendo conto di una cosa, in certi casi il pianto è inevitabile. E’ il loro modo per protestare.

      Elimina
    2. Sì è vero! Poi ammetto che mio marito ce la metta tutta, ma come dici tu quel poco tempo vorrebbe fosse davvero perfetto e quindi alla fine "la cattiva" sono sempre io :(

      Elimina
  5. sono uscita dai terrible two con il primo e sto per entrarci con il secondo (perchè i terrible two di fatto vanno dall'anno e mezzo ai 3 abbondanti...), quello che posso dirti è che bisogna tenere duro, stabilire delle regole che vanno rispettate ma allo stesso tempo capire come certi capricci possano essere prevenuti e 'ascoltare' il bambino nel senso che bisogna capire qual'è il motivo della protesta, se la protesta è gratuita - e allora aspetto che ti passi - o nasce da qualcosa che non va - e allora cerco di capire come comportarmi. bisogna imparare a mantenere la calma, non è facile, ma io l'ho imparato con l'esperienza, perchè gridare non serve a niente anzi peggiora le cose. bisogna imparare la fermezza, i bambini vogliono essere rassicurati, vederci tentennare rende insicuri loro e vulnerabili noi. bisogna soprattutto essere in 2, genitori, d'accordo e in sintonia, e tutti gli altri (nonni, amici, parenti) devono restare fuori. più i nonni o estranei si intromettono, più confusione si genera, più capricci fanno. è molto impegnativo, ma è un impegno che paga. perchè fare capricci non è altro che un processo cognitivo, serve al bambino a capire quali sono i suoi limiti, cosa si può fare e cosa non si può fare. chi sono gli adulti, chi decide e chi si prende le responsabilità in famiglia. non si può far decidere un bambino, non è giusto per lui, gli stai dando una responsabilità che non gli compete. puoi educarlo, insegnargli perchè una cosa non si può fare, dargli il buon esempio, dargli i giusti spazi e la giusta considerazione su ambiti di sua competenza. non per niente momenti di contrasto come questo avvengono a ogni passaggio importante della vita, in cui la persona acquista maggiori consapevolezze e indipendenze: i 2 anni, i 6-7 anni, l'adolescenza.
    e verso i 3 anni piano piano tutto rientra nella normalità, se si fa un capriccio o una protesta c'è un motivo, non è solo per vedere la nostra reazione o per spirito di contraddizione. e se non sono d'accordo brontolano, ma fanno quello che dici tu. se non hai contenuto i capricci dei 2 anni, rischi di avere un bambino che continua ad essere nei terrible two senza interruzione fino all'adolescenza, e lì davvero sono cavoli nostri. contenere i capricci nel modo giusto, senza essere autoritari ma autorevoli, con dolcezza e fermezza, cercando di capire ed ascoltare chi abbiamo davanti ma senza permettergli di prendere il sopravvento... quella è un'arte che si impara sul campo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La gestione del conflitto, ad ogni età, è la chiave vincente. Ci vuole molta pratica.

      Elimina