sabato 11 dicembre 2021

Pubblicato il mio racconto "Che fine ha fatto Babbo Natale?" nel libro "Racconti di Natale. Vol.2"


Sono veramente contento che il mio racconto "Che fine ha fatto Babbo Natale?" sia stato pubblicato tra i "Racconti di Natale. Vol.2" di Rudis Edizioni.

Potete ordinare il libro a questo linkE' in vendita anche presso i principali store online (Amazon, Ibs, Libreria Universitaria etc.), presso le librerie fisiche indipendenti e di catena che ne faranno richiesta in tutta Italia, ed è ordinabile dai lettori chiedendo al proprio libraio di fiducia. È inoltre in pubblicazione anche la versione digitale e-book.

Buona lettura!

martedì 7 dicembre 2021

Il mio racconto "Aylan, il bambino che salvò il Natale"

Orgoglioso che il mio racconto "Aylan, il bambino che salvò il Natale" sia stato selezionato per i Racconti di Natale di Lettera32.

A questo link potete leggerlo.

Buona lettura!

mercoledì 24 novembre 2021

Uscita libro delle favole/illustrazioni + Invito alla Premiazione in Zoom

Un Prato di Fiabe 2021 invita tutti alla Premiazione della XXI edizione pianificata in Zoom per le ore 16:00 del 04 dicembre 2021.

Per entrare nella riunione in Zoom

https://us06web.zoom.us/j/89469046533?pwd=eDV4S1FYdFBUZmw4Q3JiaXlBREhzQT09

ID riunione: 894 6904 6533

Passcode: 442965

Il libro con le favole e le illustrazioni in pdf è disponibile utilizzando questo link 

La mia favola è "In una giungla di lettere", classificata al 3° posto.

Quest’anno la casa editrice Effegi ha deciso di pubblicare il libro e chi ne vorrà qualche copia potrà richiederla e gli sarà inviata direttamente a casa.

domenica 3 ottobre 2021

Noi cresciuti senza traumi con i cartoni degli anni ‘80

Qualche giorno fa, parlando a cena con mia figlia dei suoi allenamenti di pallavolo, ci raccontava che qualche sua compagna si lamentava dei rimproveri dell’allenatrice.
A volte mi chiedo cosa sia successo tra la mia generazione e la sua, siamo passati non dico ad un’assenza ma sicuramente ad un’attenzione veramente leggera ad una focalizzazione estrema su qualunque cosa riguardi i bambini. Cosa viene detto loro, dalle parole usate al tono, i giochi che fanno, i programmi che guardano alla televisione, i libri che leggono o che dovrebbero leggere e chi più ne ha più ne metta.
Rispetto a loro, noi possiamo considerarci quasi dei sopravvissuti, siamo riusciti a diventare adulti nonostante tutto. Partendo addirittura dai cartoni animati che trasmetteva la tv. 
Per chi era una bambina negli anni ottanta e praticava pallavolo vedeva che le proprie eroine si allenavano come quasi fossero dei marines americani. Chi non si ricorda il famigerato allenamento di Mimi con le catene ai polsi o le tante pallonate prese in allenamento? In confronto a quei modelli, una sgridata non ci faceva alcun effetto. I nostri genitori non sapevano neanche cosa succedesse nei cartoni animati che guardavamo in tv, se passavano alla televisione dovevano essere adatti a dei bambini per definizione, e se ci lamentavamo che l’allenatore ci aveva sgridato ci rispondevano di getto che aveva fatto bene e che voleva dire che non lo stavamo ad ascoltare. 
Adesso siamo accanto a loro mentre guardano la tv e ci domandiamo se quello che dice o fa Peppa Pig possa avere chissà quale messaggio fuorviante o se e come possa influenzare il loro sviluppo. Per non parlare di insegnanti e/o allenatori il cui comportamento in classe ed insegnamenti vivisezioniamo quotidianamente per cercare di capirne gli impatti sulla psicologia e sull’apprendimento dei nostri figli.
Dovremmo fare tutti un po’ di sana autocritica perché non vorrei che tra una ventina di anni qualche pensionato volesse andare a parlare con il capoufficio del figlio ormai quarantenne perché ritiene che non valorizzi le sue capacità sul posto di lavoro.   

domenica 19 settembre 2021

Il nuovo “proletariato social” delle mamme e papà blogger

 

Qualche sera fa a cena a casa di amici parlando del rapporto tra social e figli scopro che il padre di una bambina delle elementari ha aperto una partita iva per gestire il canale youtube della figlia, immagino sia necessario per gestire i proventi di pubblicità e collaborazioni.

E’ un po’ che questa idea mi gira per la testa vedendo profili instagram o facebook con foto di figli sorridenti che provano questo o quel prodotto lodandone le qualità. L’idea, e me ne scuso in anticipo con Marx, è che come in un nuovo proletariato post-industriale, che definirei “proletariato social”, i genitori si rendono conto della ricchezza potenziale che possiedono avendo figli. Così, neanche il tempo di riprendersi dalle prime di ore di mancato sonno, realizzano che mettendo in primo piano il bel faccione - ogni scarrafone è bell’a mamma soja - della propria prole possono ottenere qualcosa in cambio, e senza alcuno sforzo particolare, come buoni sconto (facilissimo), prodotti gratuiti (facile) per arrivare a veri e propri soldi (più difficile).  

I nostri figli, lavoratori in erba alla faccia della tanto decantata privacy, iniziano presto ad abituarsi all’idea di dover contribuire all’andamento della famiglia, magari fatto di bei viaggi in family hotel ai quali non negheremo una bella recensione in un post dedicato, visto che sicuramente saranno loro, in futuro, a dover pensare alle nostre pensioni.            

#mammeblogger #mammablogger #papàblogger #proletariatosocial


domenica 5 settembre 2021

Tra gli autori vincitori del concorso "Un prato di fiabe" 2021


Con grande soddisfazione il mio racconto "In una giungla di lettere" ha vinto il 3° premio al concorso per autori della XXI Edizione del Prato di Fiabe 2021. Per il tema del concorso "la giungla", nel mio racconto parlo di dislessia.    
A breve avrò l'onore di vedere la pubblicazione con le illustrazioni create per la mia fiaba.

Potete leggerlo qui.

Per la pagina riepilogativa del concorso con tutti i vincitori, autori ed illustratori, è disponibile a questo link.

#dislessia #unpratodifiabe #unpratodifiabe2021

martedì 4 maggio 2021

Ci hanno fregato da piccoli le favole

E se ci avessero fregato da piccoli le favole che ci leggevano? Messaggi subliminali che si sono inseriti nella nostra testa e con i quali inconsciamente siamo cresciuti.

A tutti noi hanno letto “Il brutto anatroccolo”. Un piccolo volatile che pensa di essere un anatroccolo, perché nato tra le uova di un’anatra, ma che è molto più brutto dei suoi fratelli. Crescendo scoprirà che non era davvero brutto, in realtà era un cigno e, quindi, destinato a diventare bellissimo, molto più bello di quelli che lo deridevano e lo escludevano all’inizio.

Ci vogliono inculcare nella testa l’idea che essere brutti o, detto meglio, non essere proprio belli sia solo un momento passeggero perché poi diventeremo tutti strafighi?
Premesso che è solo secondo i nostri canoni umani che un cigno è più bello di un’anatra, sempre secondo tali canoni riteniamo che un’anatra sia più “buona” di un cigno visto che la prima la cuciniamo ed il secondo no, dobbiamo fare i conti con il fatto che nessuno di noi scoprirà una mattina di essere diventato bellissimo guardandosi allo specchio e la sua famiglia non gli confesserà di averlo adottato ma, più verosimilmente, avrà ereditato l’altezza della mamma e la calvizie del papà. Dovremmo riuscire ad accettarci per come siamo, senza sperare in improvvisi quanto impossibili cambiamenti estetici, circondandoci di persone che ci vogliono bene per quello che siamo con i quali, magari, potremmo uscire insieme a cena al ristorante per gustare la famosa anatra all'arancia. 
Per tutti noi, più o meno brutti anatroccoli, cosa rimane di questa favolo sapendo che, guardandoci allo specchio giorno dopo giorno, non ci scopriremo mai né cigni né figli segreti di Brad Pitt o George Clooney?