Per funzionare, i social hanno bisogno di una benzina particolare: il nostro tempo. Ma, strano a dirsi, non ci pagano per il tempo che diamo loro. Non solo non ci pagano ma, molto spesso, siamo noi a dover pagare, come per le piattaforme di streaming. Puntano tutti al nostro tempo, ai minuti della nostra giornata.
La genialità dei social è che
hanno trovato una ricchezza che tutti hanno, dal miliardario americano al
povero in qualche baraccopoli. Ogni giorno abbiamo una dotazione
di ricchezza iniziale di 1.440 minuti e tutti fanno a gara per accaparrarsene
un pezzetto, dalle piattaforme di streaming ai social. Conoscono
molto bene il funzionamento del nostro cervello e usano tutte le informazioni
che hanno su di noi contro noi stessi, con il rischio che potremmo finire a
“scrollare” ore tra video che ci piacciono e notizie che ci interessano.
Dobbiamo fare davvero attenzione all’uso che facciamo del nostro tempo.
Dovremmo prendere l’abitudine di guardare le statistiche del nostro
smartphone sul tempo trascorso sui social, scommetto che scopriremmo dei
dati davvero inaspettati. Non abbiamo la percezione di passarci così tanto
tempo. Facciamolo anche con i nostri figli. Guardiamo insieme a
loro quanto del loro tempo hanno trascorso sui social. Potevano trascorrerlo
meglio? Hanno utilizzato il loro tempo solo per ingrossare il portafoglio di
chi monetizza le tante visualizzazioni che ha? Secondo me ne verrebbe un confronto
davvero interessante.
Mi raccomando, non barate! Anche voi dovete far vedere le vostre statistiche sui social ai vostri figli.
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