sabato 28 aprile 2012

Senza radici non si vola?


Ultimamente mi stanno capitando sott’occhio libri, eventi e articoli relativi a “Senza radici non si vola”. Sicuramente la ragione è da rintracciare in una mia particolare sensibilità su certi argomenti in questo periodo. Succede spesso che più siamo ricettivi su certe tematiche e più scopriamo evidenze e collegamenti, gli orientali dicono “Quando l’allievo è pronto, compare il maestro”.

Radici e volo mi sono sempre sembrate due cose in antitesi. Le radici sono il simbolo di qualcosa che ti lega forte al terreno mentre il volo consente, al contrario, di staccarsi dal suolo. Costrizione contro libertà.
Devo essere sincero. Il discorso sulle radici l’ho sempre vissuto più come una limitazione. Ho sempre preferito il volo, inteso come scoperta. Quindi questo accostamento, indicare le radici come condizione necessaria per poter volare, ha subito smosso qualcosa dentro di me.
In questo caso, il tema delle radici fa riferimento alla famiglia di origine e vuole evidenziare quanto sia importante questo nucleo in quanto luogo dove costruire le proprie radici.
Mi sto rendendo conto, adesso che ho una figlia, che la nostra famiglia di origine costituisce comunque un punto di riferimento. Ha contribuito in maniera determinante alla nostra crescita e formazione come individui. Per quanto ci se ne voglia allontanare, per dare una personale impronta educativa, è sempre un allontanarsi da qualcosa. Poi altri contesti, altre esperienze sono serviti, con un’influenza più o meno importante, a farci diventare quello che siamo adesso. Sono convinto che diverse cose servano per la costruzione delle nostre radici.

Voglio pensare ad un’immagine che possa conciliare radici e volo. Mi viene in mente una foresta incantata, quella delle fiabe, nella quale gli alberi, quando vogliono, possano muoversi e persino volare. Tirando fuori le radici dalla terra. Ma per muoversi quando si vuole, senza essere portati via da un vento forte improvviso o da una tempesta, è necessario avere radici forti e ben piantate.

giovedì 26 aprile 2012

Porta aperta a “BABBOnline” per guest post

I commenti ai miei post di altri babbi che rimandavano a quanto avevano già scritto su tematiche simili mi hanno fatto venire la voglia di aprirmi a “guest post”. Ovvero alla possibilità di ospitare in questo blog post scritti di altri per BABBOnline. Non un semplice link ad articoli già pubbicati ma qualcosa di nuovo. Sarà mia cura inserire una brevissima introduzione che rimanda all’autore e al suo sito. 
D’altronde questo blog nasce dalla voglia di raccontarsi e per condividere esperienze e riflessioni. Come per la propria casa, è bene ogni tanto aprire la porta per far entrare ospiti graditi.
Quindi, chi fosse interessato a propormi un guest post (babbi, mamme, ecc.),o anche a chiedermelo perché no, può scrivere al mio indirizzo di posta elettronica babbonline@gmail.com

Vediamo chi sarà il primo…

martedì 24 aprile 2012

Vecchie foto e ricordi perduti

Qualche tempo fa, rimettendo in ordine vecchi scatoloni, mi è capitata sotto mano una vecchia foto in bianco e nero di mio padre che mi tiene in braccio, sullo sfondo un albero di Natale. Avrò avuto al massimo un anno e mezzo. Si trattava di un momento felice, lo capisco dai nostri sguardi. Pur sforzandomi non credo che riuscirei mai a ripescare in me il ricordo di quei momenti. Ci faccio delle fantasie sopra, sembra che mio padre guardi divertito chi lo sta fotografando, probabilmente mia madre.    
Considerando che mia figlia avrà poco più di quella età non ho potuto fare a meno di pensare a quanto  andrà perduto di tutto quello che facciamo insieme. Al di là di qualche foto o filmino che, comunque, rimanderanno ad un passato lontano, quasi estraneo. Forse è sbagliato proprio questo mio ragionamento. Forse il ricordo non serve per testimoniare che qualcosa è successo. Quel qualcosa fa ormai parte di noi anche se non lo ricordiamo più, è uno delle migliaia di tasselli che sono serviti per arrivare a quello che siamo.
Voglio credere che tutta questa prima parte della vita di mia figlia sia come la costruzione delle fondamenta di una casa. Non sono più visibili e nessuno ci fa più caso, sembra quasi che non ci siano o che qualcuno non ci abbia mai lavorato. In realtà tutta la costruzione non potrebbe stare in piedi e resistere alle forze esterne senza quei piloni piantati nel terreno. Adesso è il momento del lavoro più duro, perché faticoso in sé e perché sotterraneo, ma anche il più importante. 

sabato 21 aprile 2012

Padri story-teller


Cercando in internet le esperienze dei genitori al di fuori dell'Italia mi sono imbattuto nel sito inglese http://www.fatherhoodinstitute.org/ il cui scopo principale è favorire la partecipazione attiva dei padri nella vita dei figli.
Il primo articolo rimanda ad un'iniziativa molto interessante che mi piaceva condividere in questo blog http://www.fathersstoryweek.org/ 
Si tratta di una settimana della lettura da parte dei padri come spunto per evidenziare l'importanza di far parte del percorso educativo.
Questo è stato il primo anno di nido di mia figlia e ho approfittato della proposta delle maestre, rivolta a tutti i genitori, di andare una mattina per svolgere un'attività insieme ai bambini (ne ho già parlato nel post "Metti una mattina un babbo al nido"). In quell'occasione avevo proprio deciso di raccontare una storia animata da disegni che avevo realizzato. Come ho già scritto, l'esperienza è stata straordinaria ed entusiasmante.
A casa cerco di coinvolgerla, compatibilmente con la sua età, nella lettura di qualche libro. Anche solo per descriverle a voce alta le immagini delle pagine. Ho notato con piacere che si crea anche una sorta di confidenza con il libro come oggetto. Serve per imparare a tenerlo aperto sulle gambe o su un tavolo e a girare le pagine.

Sarebbe interessante creare qualcosa del genere anche in Italia (del tipo "Papà mi leggi una storia?”). Che ne pensate? Avete avuto anche voi esperienze di partecipazione alla vita del nido, della scuola materna o elementare?
Raccontatemi le vostre storie...

Per l'Italia vi segnalo il sito

mercoledì 18 aprile 2012

La formula dei genitori: 1+1=3 (ovvero "l'unione fa la forza")


Si usa l’espressione 1+1=3 quando si vuol esprimere il concetto che l’unione di due elementi crea qualcosa di più della semplice somma dei singoli.
In questi giorni mi è venuta in mente questa espressione, reminiscenza degli studi passati, per la mia famiglia. Non nell’accezione più banale del fatto che due individui danno vita ad un altro essere vivente ma in considerazione dell’importanza di essere genitori insieme. Questo consente un confronto e la garanzia di un punto di vista alternativo in un percorso di crescita, di figli e di genitori, pieno di domande e di incertezze. E’ una grande ricchezza alla quale dovremmo dare un maggior valore.
Nei momenti di stanchezza, di scoraggiamento o di sconforto, inevitabili quando si ha a che fare con i bambini, è possibile trovare un supporto nell’altro.
Non dimentichiamo che prima di diventare genitori ci si è scelti come compagni di vita.

A tutte le mamme ed i babbi che si sforzano giorno dopo giorno di essere persone, mariti, mogli e genitori “passabili”*.

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 * Concetto espresso in “Un genitore quasi perfetto” di B. Bettelheim.

venerdì 13 aprile 2012

“DAD ON DUTY”: un logo per tutti i papà e babbi realmente “in servizio” e per tutte le mamme che li sostengono.


Curiosando nei blog delle mamme e dei papà mi sono reso conto che i padri sono poco abituati a fare squadra. Forse non siamo abituati. C’è ancora un po’ di timore. Lo sento. Percepisco quasi un certo pudore a parlarne tra di noi. Probabilmente, diversamente dalle mamme, il ruolo di padre è così in evoluzione che ha un ampio spettro di interpretazioni. Non si sa mai che tipo di padre si ha di fronte.

Mi è venuta l’idea di creare di un logo che fosse lo spunto per riunirsi. Non solo padri, anche madri ovviamente.
Ho pensato molto a un’immagine ed uno slogan che fossero veramente significativi ed identificativi per un padre. Primo escluso, quindi, l’allattamento. Poi ho subito eliminato qualsiasi cosa che potesse sembrare un tentativo di contrapposizione alle madri (es. “dalla parte dei padri”). Sono convinto che non ci si possa definire per contrasto con qualcun altro. E poi, mai come in questo caso, l’unione è fondamentale, si parla di famiglia. Anche la scelta di un’immagine evocativa di un padre ha richiesto del tempo.
Alla fine ho scelto:
  • come immagine: un po’ di tempo fa avevo letto che c’è un gesto che si riscontra prevalentemente nei padri. Effettivamente nella mia esperienza è così, mi sono trovato a farlo spesso e vedo che non è tra quelli che le mamme usano fare. ALZARE IL BAMBINO VERSO IL CIELO.  Viene definito “il gesto di Ettore” perché nell’Iliade Ettore, prima di andare in battaglia, saluta il figlio alzandolo verso il cielo e formulando un augurio per il futuro*. La versione che preferisco è quella evoluta, piace tanto ai bambini, ovvero staccarlo qualche secondo dalle mani per riprenderlo subito dopo.
  • come slogan: “DAD ON DUTY” ovvero “Papà in servizio” nel senso di papà attivo, che svolge il proprio ruolo.     
Il mio invito: UTILIZZATELO
L’invito che faccio a tutti, nessuno si senta escluso (papà, mamme, blogger, chi ha un sito, un blog, chi invia mail, chi naviga e basta, ecc.) è di utilizzarlo, prelevandone l’immagine, sul proprio blog/sito, condividendolo su Facebook o semplicemente facendolo girare.
Non c’è nessun obbligo. Se volete potete linkare l’immagine a questo post e se vi fa piacere, a me sicuramente lo farà, segnalatemi il vostro blog/sito (con mail, con commenti a questo post o in altri modi) affinché possa inserirne il link in un’apposita sezione del mio blog, dedicata a questo logo, che servirà per far conoscere contenuti di altri e condividere esperienze. Una sorta di spazio aperto.

Immagine disponibile:
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* A tal proposito vi suggerisco il libro "Il gesto di Ettore" di L. Zoja

mercoledì 11 aprile 2012

Piantato un albero per questo blog


Curiosando in Internet ho scoperto nel sito di Doveconviene l’interessante iniziativa “Il mio blog è CO2 neutral”: per ogni blog o sito che ne farà richiesta sarà piantato un albero.

Dopo la nascita della mia bambina avevo piantato in giardino un paio di piantine di gelsomino. Adesso, a distanza di quasi 2 anni, le vedo molto cresciute coprire tutto il grigliato e voler salire ancora più su. Visto che l’ispirazione del blog è stata lei, mi è subito piaciuta l’idea che fosse piantato un albero, qualcosa di più forte e robusto di un gelsomino, che contribuirà ad aumentare il verde che ci sarà nel suo futuro.

Adesso non mi resta che attendere la comunicazione che il mio albero è stato piantato. Ne darò conferma con un nuovo post dedicato.

Chi fosse interessato ad aderire a questa iniziativa può approfondire ai seguenti link:
CO2neutral
Presskit  

Come un albero rende il mio blog “CO2 neutral”
Il mio blog
Secondo il Dr. Alexander Wissner-Gross, attivista ambientale e fisico di Harvard, un sito web produce una media di circa 0,02 g di CO2 per ogni visita. Assumendo 15.000 pagine visite al mese, questo si traduce in 3,6 kg di CO2 l'anno. Questa produzione è legata soprattutto al funzionamento dei server.
Un albero
La Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) calcola che un albero assorba ogni anno in media circa 10kg di CO2. Considerando prudentemente 5kg l'anno, un albero neutralizza le emissioni di CO2 di questo blog per i prossimi 50 anni.

martedì 3 aprile 2012

Nascere e crescere padri

Ci si chiede spesso quando nascano i padri, nel senso di quando si acquisti realmente la consapevolezza della paternità. Rispetto al mondo femminile, l’esperienza di un uomo è completamente diversa. Personalmente posso dire di essere “nato” in sala parto. Ringrazio la mia compagna di avermi dato la possibilità di assistere a questo evento straordinario. Ritengo che sia stato una sorta di imprinting al contrario, nel senso che la magia della creazione di un legame è avvenuta attraverso lo sguardo dell’adulto verso il piccolo.

Come tutti i ruoli, anche quello del padre deve essere interpretato. Negli ultimi anni questa figura ha avuto un’evoluzione molto rapida con forti cambiamenti. Direi a scatti. Qualcuno è andato avanti in accelerazione. Qualcun altro è rimasto più indietro. E’ vero che anche l’universo delle mamme è in fermento: ci sono i figli, il lavoro, la casa. Ma si sa, la mamma è sempre la mamma.
Credo che la scelta sia innanzitutto personale ma debba necessariamente essere condivisa all’interno della coppia.
La mia scelta è stata quella di partecipare il più possibile alla vita di mia figlia. Non è facile. Lo dico perché vedo ancora strani sguardi quando racconto che ho preso le ferie per fare l’inserimento al nido o se quella sera mi occuperò io del bagnetto perché la mamma farà tardi. Si sa che è sempre dura essere i primi nel cambiare comportamenti consolidati. L’importante è crederci. E ci sono sempre più padri che decidono di essere una presenza attiva nella vita dei loro figli.
Una sola preghiera. Non chiamateli “mammi”, per carità! Le parole hanno un peso. Di solito, quando si usa, l’espressione “fai il mammo” è accompagnata da qualche sorrisetto. E comunque, chi conosce la comunicazione, sa bene che le parole che usiamo hanno per noi un senso preciso anche se pronunciate inconsciamente. La parola “mammo” si porta dietro un bagaglio pieno zeppo di preconcetti.

Dalla mia esperienza posso dire che partecipare sin dall’inizio alla vita di mia figlia ci ha permesso di instaurare da subito un legame solido. Necessariamente ci vuole del tempo, sono piccoli passi da fare ogni giorno. Anche cose apparentemente banali, o che sembrano puramente di routine come cambiare un pannolino, servono a creare un rapporto di confidenza e complicità.
Mi viene in mente la storia del cavaliere che incontro tre uomini che stanno lavorando delle pietre e chiede loro cosa stiano facendo. Il primo risponde: “Faccio il mio lavoro”. Il secondo: “Lavoro e prendo ciò che serve per mantenere la mia famiglia”. Il terzo alla stessa domanda risponde “Sto costruendo una cattedrale”.

Pensiamo a questo quando dobbiamo cambiare un pannolino. Stiamo costruendo la nostra relazione con i nostri figli e creando le basi per la loro crescita.  

Questo post partecipa al blogstorming 

lunedì 2 aprile 2012

Buonanotte

Al termine della giornata, che sfora quasi sempre nel giorno successivo. Di solito dopo aver chiuso un libro, spento il computer o la televisione. Prima di spegnere la luce del comodino, sperando che il sonno abbia presto la meglio sui miei pensieri notturni. Da mesi compio sempre il solito rituale che mi fa andare a letto più tranquillo.
Entro nella camera della mia bambina.
Fortunatamente dalla finestra arriva un po' di luce che, unita a quella accesa nel corridoio, mi permette di vedere all'interno della stanza. La guardo per qualche secondo mentre dorme. Chissà se sta sognando. Mi chiedo cosa abbia pensato oggi durante la giornata passata insieme. Per il momento le nostre comunicazioni sono fatte solo di sguardi, di tutti i tipi. Lenti, veloci, felici, arrabbiati o pieni di lacrime. Cerco di leggerci le sue emozioni. Che frustrazione quando cerca di farmi capire, senza successo, qualcosa che vuole fare.
Lei dorme. Il viso sereno. Il suo pupazzo, amico inseparabile delle ore notturne, le è vicino. Nel silenzio della notte riesco a percepire il suo respiro testimoniato da un lieve movimento del suo pigiama.  
Torno nella mia camera. Mi sistemo sotto le coperte. Accanto a me dorme l'altra donna di casa. Mi soffermo qualche secondo a guardare il suo viso. E' girata dalla mia parte.
Riposate tesori. Domani inizia una nuova giornata. La sveglia suona presto.
Buonanotte … e sogni d'oro.

“Mentre dormi” di Max Gazzè. Ci ha fatto da colonna sonora negli ultimi mesi del pancione della mamma.