giovedì 14 novembre 2019

Il mantra dello studio: “Se lo capisci, non devi sforzarti di ricordare.”

E’ inevitabile, con i figli si torna sui banchi di scuola. Risentire la lezione, rispondere ai tanti “Non ho capito!” ed ai tantissimi “Ma perché…?”
Per noi genitori è un vero e proprio slalom tra operazioni in colonna (si dice ancora “abbasso il numero”?!?), tra verbi ausiliari e non, tra homo sapiens e australopithecus (strizzando l’occhio a Lucy), tra fotosintesi clorofilliana e dna (con la voglia di comprare la serie completa del cartone “Siamo fatti così”) senza mai arrivare ad un vero e proprio traguardo visto che i nuovi argomenti non finiscono mai.
Così può accadere che nei fine settimana familiari si assista ad incontri/scontri, a scaramucce, a veri e proprie provocazioni, a nervi che saltano e lacrime che scoppiano, passando per “Ma la maestra te l’ha spiegato?”, “Mi sembra si faccia così…”, “Non me lo ricorderò mai!”, “Ma mi ascolti?!?!” finendo per arrivare alla rottura definitiva con una parte che si rinchiude nella cameretta e l’altra che rimane sul divano a braccia incrociate.

In mezzo a tutto questo caos qualche volta mi succede che, per qualche strana congiuntura astrale, si arrivi all’idillio, con un raggio di sole che attraverso il vetro della finestra illumina la fronte di mia figlia, con i suoi occhi che mi guardano assorti e con le sue orecchie dedicate solo alle mie parole. In questi rari momenti cerco di dare a mia figlia dei consigli che possano servirle nello studio al di là dell’argomento del giorno. Uno di quelli che ritorna, e che ripeto come un mantra, che mi è servito molto e nel quale credo fermamente, è:
Se lo capisci, non devi sforzarti di ricordare”.
Non è semplice. Non si può applicare a tutte le materie (quali sono gli affluenti del Po?) ma è un principio che si può applicare in tantissimi casi. Nel breve periodo sembra più facile e veloce ricordare qualcosa, rispetto al maggiore sforzo necessario per capire, ma nel medio e lungo termine è impossibile basare tutto sulla memoria. Se capisci qualcosa, entra a far parte di te, se vuoi ricordartelo sei sempre in balìa della tua memoria.      

Come ricordarsi che “scienziato” e “scienza” si scrivono con la “i”? La mia maestra ce lo spiegò così: Lo “SCIEnziato” non è “SCEmo”. Grande!

venerdì 30 agosto 2019

Non ti dico che vengo a guardarti mentre dormi


Non ti dico che vengo a guardarti mentre dormi,
quando tutto intorno tace,
quando la notte cerca di prendere il sopravvento su di me
con mostri più terribili di quelli che ti spaventano quando è l’ora di spegnere la luce.

Non ti dico che vengo a guardarti mentre dormi,
quando torno ad essere per qualche attimo più uomo e meno padre,
quando posso passarmi una mano sulla guancia bagnata lasciandomi sorreggere dal muro contro il quale appoggio la schiena.

Non ti dico che vengo a guardarti mentre dormi,
quando le tue risate mi risuonano ancora nelle orecchie ed i tuoi sorrisi mi riempiono gli occhi,
quando il ricordo dei miei rimproveri chiede maggiore comprensione e fatica a trovare una giusta motivazione.

Non ti dico che vengo a guardarti mentre dormi,
quando vorrei ritrovare anche solo un briciolo della spensieratezza dei tuoi anni,
non rubarla a te, ma riprendere la mia ormai perduta per sempre come uno di quei palloncini sfuggiti di mano che non torneranno più per quanto possiamo piangere e battere i piedi per terra.

Non ti dico che vengo a guardarti mentre dormi,
quando si palesa tutta la mia difficoltà nell’indicarti un senso a tutto questo,
quando mi rendo conto di tutti i miei sforzi per dipingerti un quadro del mondo migliore di quanto in realtà sia, giustificandomi con la tua giovane età e non con la mia incapacità ad accettarlo per primo.

Non ti dico che vengo a guardarti mentre dormi.