lunedì 25 agosto 2014

Mia figlia nel mio ufficio

Era già successo negli anni scorsi che portassimo nostra figlia a vedere dove lavoriamo. Serve un po’ per riempire di contenuti, rendendolo più concreto, quel “lavoro” che ci separa la mattina quando “mamma e babbo vanno a lavoro e tu all’asilo” o quando si sveglia e, come anticipato la sera precedente, uno dei due è già a lavoro.
Credo sia importante per un bambino piccolo conoscere anche questo aspetto della vita dei genitori, indipendentemente dal tipo di occupazione. Ovviamente non tutti i lavori possono essere interessanti agli occhi di un bambino, ma questo rientra nella normalità. Nel nostro caso, ad esempio, è sicuramente più affascinante quello della mamma. 

Qualche settimane fa mia figlia è venuta in autobus a prendermi in ufficio insieme alla mamma. Si è seduta al mio posto, ha visto un suo disegno attaccato alla torretta del mio pc e una foto insieme sul desktop. Soddisfatta, si è trasferita in una scrivania libera dove le ho fatto trovare un disegno da colorare del suo personaggio preferito. Nonostante tre evidenziatori colorati, giallo, arancione e verde, si è lamentata del fatto che non avessi i pennarelli colorati. Poi siamo usciti a fare una passeggiata per prenderci un bel gelato e le ho indicato alcuni posti dove pranzo durante la settimana.
La sera successiva mentre ci preparavamo per andare a nanna, senza che avessimo toccato l’argomento, mia figlia mi ha detto: “Babbo, domani voglio venire a lavoro con te (pausa) e poi andiamo a mangiare in quel bar.”
Molto probabilmente la seconda parte del suo discorso svelava il suo interesse principale ma mi sono tenuto tutto l’affetto della prima. Così le ho promesso che sarebbe tornata a trovarmi presto e che avremmo mangiato insieme.
Mia figlia a lavoro con me… Questa immagine non può che riportarmi alla mente una scena di un film, “Mary Poppins”, che ho molto amato e che mi ha fatto molto ridere e riflettere, quando l’astuta Mary Poppins fa in modo che il padre decida di portare i figli a lavoro con lui per passare più tempo insieme.
Vi consiglio di far conoscere ai vostri figli il posto dove lavorate.
Non preoccupatevi, non vi succederà come al Signor Banks.

mercoledì 13 agosto 2014

Il posto delle fragole

Con il passare del tempo i luoghi della nostra infanzia diventano sempre più luoghi della mente.
Per varie ragioni.
Perché hanno attraversato tutti i processi della nostra memoria che hanno trasformato gli eventi in ricordi, come il corso dell’acqua di un fiume modifica un sasso spigoloso smussandone gli angoli. 
Perché, a distanza di anni, anche noi stessi non siamo più quelle persone, siamo cambiati. Lo stesso vale per gli altri che hanno vissuto con noi quel periodo, i nostri genitori, i nostri amici.
Perché i luoghi, ancorché immutati, sono visti da una prospettiva completamente diversa. Chi ritorna dopo tanto tempo si rende conto che quella stanza non é poi così grande, semplicemente eravamo noi a essere piccoli, o che quell’albero non è poi così bello e divertente. Perché non è più il “nostro” albero. Arrampicarsi non è più un’avventura, troppo facile, e sotto c’è solo terra e foglie, non più un mare infestato da squali o strane creature marine.

Quei luoghi anche se ormai della mente vanno tenuti stretti e non vanno dati per scontato.
Non tutti hanno la fortuna di aver avuto un loro “posto delle fragole” nel quale, ogni tanto, a distanza di anni, anche se solo con la memoria, fa bene ritornare.