lunedì 29 aprile 2013

2014 Anno Europeo per la Conciliazione della vita professionale e vita familiare



Il Parlamento Europeo dedica ogni anno a uno specifico tema di particolare interesse, questo consente di organizzare eventi e dibattiti per sensibilizzare Istituzioni, Associazioni e Società Civile su un particolare argomento.

E' in corso una campagna per fare:
2014 Anno Europeo  per la Conciliazione
della vita professionale e familiare.

Un tema che mi sta particolarmente a cuore e, immagino, anche a tutti gli altri papà e mamme blogger che giorno dopo giorno tentano con fatica questa conciliazione con risultati altelenanti.

venerdì 26 aprile 2013

Francamente me ne infischio (ma con amore)

Mi capita ultimamente, forse per un’impennata del numero dei capricci, di dover “fare il duro” senza farmi coinvolgere emotivamente. Non è facile. Ma cerco di ripetermi mentalmente “non mi trascinerai su questo campo”, ovvero non riuscirai a farmi arrabbiare, urlare o preoccupare. Perché, altrimenti, sarebbe una sconfitta annunciata, una spirale di urla e rabbia o di timori che porterebbe inesorabilmente alla vittoria del capriccio.
 
Succede, ad esempio, quando ci mettiamo a tavola. Se c’è la carne, mia figlia vuole la pasta e allontana in malo modo il piatto. Se c’è la pasta, vuole la carne. Se c’è il pesce, vuole la carne o la pasta. Se vede sul tavolo il pane, lo vuole. Se vede il forno acceso, lo indica e vuole quello che c’è là dentro.
La nostra risposta, nata dall’esperienza, è “il pranzo è questo.”
Lei ci guarda arrabbiata e lancia occhiatacce al contenuto del piatto. Alcune volte ci scappano anche le lacrime. 
Noi iniziamo a mangiare e, immancabilmente, dopo qualche minuto, da pochi a molti, allunga il braccio per riprendere il piatto e inizia a mangiare.
Mia nonna diceva “La fame leva il lupo dal bosco”, io l'ho sempre intesa nel senso che quando si ha fame si fanno poche storie e si cerca qualcosa da mangiare.

Oppure quando vuole assolutamente una cosa e si butta per terra. Non ci sono modi di tirarla su o di prenderla in braccio perché, provandoci, diventa quasi liquida, scivola tra le mani come fosse insaponata. Volerla portare via a forza sarebbe come provare a strappare una pianta dalla terra tirandola. L’unica soluzione è darle una spiegazione e uscire dalla stanza.
“Questa cosa non si può fare o non puoi averla, io vado a fare altro se vuoi vieni con me.”

Ammetto che c’è un piccolo senso di colpa che ogni tanto mette fuori la testa per uscire. Io cerco di ricacciarlo subito da dove è venuto, come quel gioco del Luna Park dove con un grande martello si devono ributtare nella tana delle talpe che fanno capolino dalle terra.
Rimango convinto che questa sia la strategia migliore per me e, soprattutto, per lei. 
Sono casi in cui, anche se con amore, ce ne possiamo anche infischiare.

E domani sarà un altro giorno, ovviamente con capricci garantiti.

lunedì 22 aprile 2013

Contest "Se tu guardassi con il cuore..."

 
Questo post partecipa al Contest "Se tu guardassi con il cuore oltre la disabilità" del blog COLORIDELLAMORE.

Domenica scorsa avevano organizzato delle bancarelle e dei giochi per i bambini. C’era un enorme gonfiabile a scivolo, la parte dedicata alla salita era molto ripida e non era per niente facile arrampicarmi. Il gioco era gratuito e c’era una ressa di bambini che salivano e scendevano in continuazione. Sono riuscito a convincere mia figlia a non salire perché ancora troppo piccola con i suoi trentadue mesi e con la sua esile corporatura. Di solito sono molto più ardito nei giochi con lei, ci arrampichiamo, saltiamo ma la ressa di bambini molto più grandi di lei non mi faceva stare tranquillo. Ci siamo messi in fondo alla discesa per vedere i bambini che salivano e scendevano insieme agli altri genitori. 
 
C’era un bambino grandicello che provava a salire ma, tra la folla dei bambini che si muoveva sul materasso e la salita molto ripida, non riusciva ad andare oltre i primi due della lunga fila di rigonfiamenti che rappresentavano gli scalini. Il bambino guardava dispiaciuto la madre che dolcemente cercava allo stesso tempo di incoraggiarlo per dargli fiducia e di consolarlo per il mancato successo.
Nel mezzo a quella confusione di bimbi vocianti e saltellanti, vedere quel bambino, i cui tratti del viso me lo facevano individuare come “speciale” in mezzo a quel mucchio di bambini, mi ha fatto provare diversi sentimenti, come genitore e come persona.

Non ho potuto non pensare alle difficoltà che dovranno affrontare lui e i suoi genitori, agli ostacoli che si troverà a dover superare e ai limiti che dovrà accettare. Sembra un discorso che vale per tutti, e così lo è, ma per lui forse varrà più degli altri.
Avrei voluto togliermi le scarpe e dargli la mano per aiutarlo a salire o per mostrargli come fare. Ma non l’ho fatto. Forse non era il caso, in quel momento. Forse non ero il caso che lo facessi io, un estraneo.
Come non l’ho fatto con mia figlia, che mi aveva chiesto di salire insieme. Perché tutti i bambini erano più grandi e non erano accompagnati dai genitori e la struttura non era adatta agli adulti. Perché avrei creato ulteriore confusione, rischiando proprio io di fare male a qualcun altro.
 
Non so se altri genitore abbiano colto questa scena e se abbiano fatto questi miei stessi pensieri.
Non li ho condivisi con altri. Se non attraverso questo post in occasione del contest. Ho pensato a una “strana coincidenza” e ho scritto quello che avevo in mente.
Mi sono reso conto che non potevo guardarlo come gli altri bambini, non riuscivo a non fare quelle riflessioni. Chissà perché. Forse perché dietro al mio sguardo c’era una mente che elaborava, che proiettava nel futuro ma anche nel quotidiano, che pensava a quello che gli sarebbe aspettato negli anni a venire.
Forse se avessi potuto guardare con il cuore avrei visto cose diverse? Non lo so, sicuramente c’era tanto cuore anche in quello che pensavo. Ma anche tanta razionalità.
 

venerdì 19 aprile 2013

Una promessa fa primavera

Partecipo molto volentieri all'iniziativa "10 promesse di primavera +1" del blog Bodò Mamme con il jolly
    Ho cercato di trovare promesse concrete e realizzabili prima dell'estate, lascio da parte i cosiddetti “buoni propositi”.E' bene, ogni tanto, darsi da soli degli obiettivi personali, precisi e con una scadenza prestabilita. Serve per misurarsi. E poi non si può mentire a se stessi.
     
    Quindi, pensandoci bene, ecco le mie promesse di primavera.
  1. Raccogliere tutti i miei appunti lasciati qua e là, rileggerli e lavorarci per dare un senso al tutto.
  2. Sistemare quel pezzetto di terra che chiamiamo “giardino” per renderlo più a misura di bambino affinché possa giocarci mia figlia in tranquillità, sua e nostra.
  3. Riprendere tutti i filmini realizzati dalla nascita di mia figlia sparsi nel pc e farne un cd. Sono mesi che mia moglie me lo chiede.
  4. Dedicare almeno una pausa pranzo a settimana a me stesso (es. per leggere un libro, per scrivere qualcosa, per fare una passeggiata). Me lo devo.
  5. Rimettere la sveglia 10 minuti prima tutte le mattine che devo accompagnare mia figlia al nido per permettere a tutti di fare con calma e iniziare la giornata senza stress.
  6. Fare attenzione che le parole che uso corrispondano effettivamente al mio pensiero. Non è così facile farsi capire dagli altri, almeno per me. Faccio mia la frase che nel film "Mine vaganti" Ozpetek fa dire al protagonista"... quando mi fate una domanda, mi viene voglia di dirvi aspettate un attimo, adesso vado di là, la scrivo, e ve la faccio leggere, così magari mi capite ...riesco a spiegarmi meglio...". Alcune volte vorrei farlo davvero.
  7. Imparare a lasciare“l’ascia sull’uscio”, prendo in prestito il fantastico titolo del blog (mi piace molto perché in poche parole unisce un concetto, ne dà una visione immediata e unisce la sonorità delle parole). Nel senso di lottare “nel mondo” un po’ di più per sé e per la propria famiglia, ritrovando la serenità e la dolcezza al rientro a casa. Un po’ come l’Ettore omerico, ispiratore del mio logo “Dad on duty”, che si toglie l’elmo per accarezzare il figlio pur rimanendo un guerriero.
  8. Lamentarmi meno del fatto che alcune mattine mi sembra di dover lasciare il cervello sul comodino. Prendo spunto da un’intervista che Dino Buzzati ha fatto in merito al suo “Il deserto dei tartari”, per me uno dei più bei libri letti, che affermò che lo spunto per il romanzo, era nato “dalla monotona routine redazionale notturna che facevo a quei tempi. Molto spesso avevo l'idea che quel tran tran dovesse andare avanti senza termine e che mi avrebbe consumato così inutilmente la vita.". Probabilmente nessuno ha un lavoro esente da lamentele.
  9.  
    Adesso non resta che mantenere le promesse.
    Intanto faccio un nodo al fazzoletto...
     
     
     

lunedì 15 aprile 2013

Metti una mattina un babbo al nido (per il secondo anno)

 
Il nido che frequenta mia figlia offre ai genitori la possibilità di svolgere un laboratorio con i bambini proponendo un'attività da fare con loro sulla base delle proprie abilità, passioni, interessi o hobby.
 
Come l'anno scorso (leggi post), ho approfittato di questa occasione e mi sono proposto per un mio "laboratorio" di lettura animataHo pensato di prendere spunto dalla mia favola “CapelliBlu” per insegnare ai bambini i colori.
Considerando che per i bambini di quell’età il messaggio della mia favola sarebbe stato troppo complesso, ho puntato sugli effetti dei disegni che avevo realizzato per l'occasione e sull’utilizzo della pianta “colorina” che avevo creato qualche mese fa (potete leggere il mio guest-post sulla pianta "colorina" per MammaFelice).
 
I bambini si erano seduti intorno a me e stavano molto attenti alle parole e, soprattutto, ai disegni che avevo realizzato, partecipando attivamente rispondendo alle mie domande sui colori.
C’è stata grande sorpresa quando ho colorato l’acqua delle bottiglie di plastica trasparente utilizzando i fiori della pianta colorina in carta crespa.
Alla fine del racconto, abbiamo attaccato su un lenzuolo bianco tanti pezzi di stoffa di diversi colori per creare un arcobaleno in mosaico.

Non è stato facile mantenere l’attenzione di tutti i bambini, anche per le differenze di età. I “grandi” mi seguivano molto bene partecipando al racconto.
Per me è stata un’esperienza veramente fantastica perché mi ha permesso l’accesso, anche per poco tempo, al mondo di mia figlia nel quale io sono solo il “babbo di …”. 
Ho visto che anche i bambini si sono divertiti e questo mi ha fatto molto piacere. 
 
Invito i genitori, che hanno voglia e possibilità, a fare queste esperienze, proponendole al nido dei propri figli.
Tra l’altro, in un momento come questo di ridotta disponibilità finanziaria delle strutture comunali per utilizzare laboratori esterni, i genitori con passioni, hobby o semplicemente con buona volontà, possono portare una gradita novità nella vita del nido. 
 

giovedì 11 aprile 2013

Concorso "Indovina indovinello": the winner is...

 
E' arrivato il momento di svelare la risposta del
concorso "INDOVINA INDOVINELLO"
Cosa stanno facendo babbo e figlia? 
 
Innanzitutto, complimenti a tutti i partecipanti per le soluzioni proposte.
 
Ecco cosa è successo veramente prima di questa foto.
Eravamo in una spiaggia particolarmente ventosa, proprio l'ideale per provare quell'aquilone nuovo che mi portavo dietro a ogni nostra uscita senza mai trovare le condizioni atmosferiche giuste.
Mentre provavo a farlo alzare in volo mia figlia ha insistito ripetutamente per tenere lei la matassa con il filo. Considerando il forte vento ho cercato di proporre come soluzione una guida a due ma senza successo. Così le ho passato il filo dicendole di tenerlo stretto. Una folata di vento più forte le ha letteralmente strappato di mano l'aquilone che ha iniziato a volare verso la strada che costeggia la spiaggia. 
Ho provato a rincorrerlo, la sabbia non agevolava la corsa, per riprendere il filo. Ce l'avevo sempre a portata di mano senza mai riuscire a prenderlo per qualche centrimento. Ho anche saltato il muretto che separa la spiaggia dalla passeggiata e attraversato velocemente la pista ciclabile e la strada.
L'aquilone è finito sulla terrazza di un edificio con il filo che pendeva a circa tre metri di altezza. Sono rimasto qualche secondo a guardarlo sperando che mi venisse qualche idea. Mi sono anche guardato intorno nel caso ci fosse qualcosa per arrampicarsi.
Ho dovuto lasciarlo lì.
 
Quindi, la soluzione è: stanno rincorrendo un aquilone volato via
 
And the winner is...
Pur avvicinandosi, nessuno ha dato la risposta esatta. Ve lo dicevo che era molto difficile indovinare!
 
Quella che si è avvicinata di più è MammaPiky con "Tirano gli aquiloni". Ma nella foto non si vedono fili :)
 
La risposta che mi ha fatto più sorridere è quella di Emy: "la vista di uno squalo vi fa scappare a gambe levate?" Tra l'altro, il giorno dopo siamo andati all'acquario e abbiamo veramente visto tanti squali.

La risposta più fantasiosa è quella di El_Gae:"State rincorendo un leprotto di mare che presto entrerà nella tana del bianconiglio".   
 
Al prossimo concorso...
 

domenica 7 aprile 2013

Un premio per BABBOnline

 
Di ritorno da qualche giorno di vacanza "internet-free", nel senso di assenza totale di collegamento a internet, ho avuto la piacevole sorpresa di trovare un premio dalla bi-blogger di AAA Bimbo Cercasi e L'angolo di me stessa.
 
Si tratta del premio INSPIRING BLOG AWARD, per il quale innanzitutto ringrazio nella speranza di meritarlo in quanto blog "di ispirazione".
 
L'accetto molto volentieri e seguo le due regole previste dal premio.
 
a. Raccontare 7 cose su di sè.
Per i più curiosi...
  1. Ho un gran gusto per la “battuta”, probabilmente derivante dalla mia “toscanità”.
  2. Vorrei essere intervistato da Daria Bignardi a Le invasioni barbariche, magari per un mio libro sui papà. Se la conoscete, fateglielo sapere. Intanto io mi metto a scrivere.
  3. Non posso stare senza sogni. Modificherei la nota frase in “Datemi un sogno e vi solleverò il mondo” (con tutto il rispetto per Archimede).
  4. Unendo un po’ di difficoltà a prendere sonno con l’inesorabilità della sveglia la mattina, ho aumentato le ore a disposizione della giornata. Detto in altre parole, mi addormento tardi.
  5. La mia preferenza va ancora ai “libri di carta”.
  6. Sono molto testardo. Quando mi metto in testa una cosa…
  7. Ho una cicatrice sotto il mento per essere caduto da piccolo in casa mentre correvo. Vedendo l’agitazione di mia figlia, temo che farà la stessa fine.
 
b. Passare il premio ad altri 7 "ispiring" blog.
Ecco 7 blog che, ognuno a suo modo, mi ispirano riflessioni, idee, ragionamenti, simpatia e altro ancora.

giovedì 4 aprile 2013

Concorso "indovina indovinello"


Di ritorno da qualche giorno di ferie, rivedendo sul pc le foto, mi è apparsa a video quella che ci aveva fatto mia moglie a nostra insaputa.

Mi è venuto da sorridere riguardandola e pensando a cosa stavamo facendo mia figlia e io mentre lei la scattava.
Noi siamo quei due lontani e distanti che corrono in spiaggia. In realtà c'è un motivo preciso, credo difficile da identificare per chi non abbia assistito alla scena prima di questo scatto.
 
Da qui, ho pensato a
un concorso "INDOVINA INDOVINELLO" 
Cosa stanno facendo babbo e figlia? 
 
Non si vince niente, solo il piacere di giocare insieme.
 
La risposta giusta sarà svelata il prossimo venerdì 12 aprile.

Condividete questo post, più persone parteciperanno e più sarà divertente :)

lunedì 1 aprile 2013

Quell’istintiva voglia di autonomia

Con il passare del tempo noto in mia figlia una crescente voglia di autonomia nel fare le cose.
 
Quando un bambino nasce non sa fare niente, qualsiasi cosa è una novità. Partendo dalle cose per noi più banali e quotidiane, come tenere in mano un oggetto o avvitare un tappo a una bottiglia.
Ai loro occhi vivono in un mondo dove tutti sembrano saper fare tutto. Ogni momento vedono altri fare attività nuove e sentono l’esigenza di provare anche loro. E’ un periodo di forte imitazione dei comportamenti, imitando imparano a fare.
E’ quindi molto importante lasciare che provino, perché questo permette loro di prendere dimestichezza nel fare le cose e, ancora più importante, di acquisire sicurezza e fiducia nelle proprie capacità.
Fermo restando le ovvie precauzioni di sicurezza, è fondamentale riuscire a mettersi un po’ da parte affinché possano scoprire di essere in grado di fare certe cose diventando consapevoli della propria abilità e accrescendo la stima in loro stessi. Anche se alcune volte si farebbe prima se una cosa la facessero i genitori o le cose verrebbero decisamente meglio.
Il compito dei genitori dovrebbe essere proprio questo, superando qualsiasi sbagliato piacere narcisistico derivante dall’essere indispensabili per qualcuno, far crescere un individuo che sia sicuro delle proprie capacità e in grado di affrontare sfide nuove, la “famosa“ autostima.
 
Per me è meraviglioso vedere la gioia e l’orgoglio negli occhi di mia figlia quando mi guarda dopo essere riuscita a fare qualcosa. 
Ultimamente quando rientriamo a casa e scendiamo dall’auto mi chiede la chiave della porta per inserirla, lo vedeva fare a me e adesso lo vuole fare anche lei. Il mio compito è quello di girarla perché lei ancora non ha la forza sufficiente.
 
Va bene assecondare la voglia di autonomia dei figli ma già le chiavi di casa a trenta mesi mi sembra un po’ troppo…