lunedì 6 giugno 2016

Il “Vaffa” vola mentre il “Per favore” cammina piano.

Una delle inevitabili conseguenze di frequentare l’asilo sono le parolacce. Non so se dipenda dai bambini che hanno i fratelli più grandi o da quelli che le sentono a casa direttamente dai genitori.
E’ un dato di fatto, i cattivi esempi si propagano a vista d'occhio tra i bambini. Mi vengono in mente le tessere del domino messe una accanto all’altra, basta una piccola spintarella per far partire una reazione a catena su tutte le altre. I buoni esempi, al contrario, si muovono lentamente. Rispetto alla tesserina del domino, è come voler spostare uno dei monoliti di Stonehenge.

Mia figlia, ben sapendo già la risposta, ogni tanto ripete una delle parolacce sentite all’asilo, e mal celando un sorrisetto, mi chiede: “Ma xxxxx si può dire?”.
In altri momenti della giornata, per il gusto di ripetere quelle parole che non si dovrebbero dire, ritorna sull’argomento: “Ma tra xxxxx e yyyyyy, qual è quella più brutta?”. 

Non c’è gara, il “Vaffa” vola alla velocità della luce rispetto al pacifico e tranquillo “Per favore” che cammina senza affannarsi.    
C’è solo da sperare nel detto “Chi va piano, va sano e va lontano…”

1 commento:

  1. Anche qui succede lo stesso, ma quel che è peggio è che quelle imparate all'asilo francese non sempre le so riconoscere!
    Io ammetto di dirne qualcuna e la grande le ripete per poi subito correggersi "Ah no questa è una brutta parola!" >.<
    Invece per favore e grazie bisogna ricordarglieli ogni volta!

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