venerdì 13 luglio 2012

La libertà delle vacanze

Vedendo mia figlia correre sulla spiaggia in ogni direzione, inciampare nella sabbia, alzarsi e ripartire subito, avvicinarsi all'acqua quel tanto che basta per pesticciare con i piedi schizzando intorno mi sono reso conto di quanto sia bello riappropriarsi di un po' di libertà. La libertà di correre senza il pericolo di sbattere in qualche mobile o di rompere qualcosa, di non avere pareti che ci limitino in una stanza, di non avere orari precisi, di potersi permettere di non guardare l'orologio, di lasciare il cellulare spento perché tanto noi tre siamo insieme, di poter battere i piedi nell'acqua finché si vuole, di avere la sabbia appiccicata ovunque. Una libertà che fa bene a tutti, a loro e a noi.
C'è un'atmosfera diversa. Sarà che, ormai alle porte dei due anni di mia figlia, è la prima vera estate nella quale possiamo giocare insieme in modo molto più consapevole.
C'è una sensazione di leggerezza che mi trasmette guardando lo stupore nei suoi occhi quando rivede ogni mattina il mare, quando si spaventa all'arrivo di un'onda più forte che le bagna i piedi, quando si rallegra che la palla ritorni sulla spiaggia anche se l'ha buttata in acqua come se il mare la restituisse per giocare, quando vuole catturare con forza la mia attenzione per farmi vedere un aquilone proprio sopra le nostre teste.
Una sensazione che fa bene, soprattutto a chi ha visto così tante volte quella distesa d'acqua che difficilmente può trovarvi qualcosa di stupefacente e sa che quel pesce che sembra volare in realtà è attaccato ad un filo. Una sensazione che cercherò di tenere con me anche dopo queste vacanze.

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