venerdì 22 febbraio 2013

"Ma tu cosa hai fatto?”

Sono convinto che come persone abbiamo una responsabilità nei confronti nelle generazioni successive. Per chi ha figli questo sentimento assume sfumature particolari perché non si tratta di un’assunzione di responsabilità generica nei confronti degli altri ma di un impegno verso chi abbiamo deciso di “mettere al mondo” e di proiettare in un futuro che, per forza di cose, è loro e che ci vedrà presenti solo per una parte.
Stiamo vivendo un momento storico veramente particolare. Al di là di come uno la pensi, si sono dissolti, o comunque hanno perso la loro forza di attrazione e di aggregazione, i gruppi che hanno caratterizzato il novecento, come i partiti e i sindacati, che permettevano di unire più persone sulla base di valori condivisi. Indipendentemente da quale parte si stesse, le piazze si riempivano.
Con il dissolversi di questi organismi collettivi, o con il venir meno del valore che viene attribuito, si percepisce un senso di solitudine e di impotenza. Sembra, e probabilmente così lo è, che l’uomo sia da solo ad affrontare tutte le problematiche del suo tempo, economiche e sociali. Nuovo Davide disarmato di fronte a un enorme Golia.
C’è chi parla di una “rabbia debole”. L’uomo non sa più come far fruttare positivamente la propria indignazione di fronte a come si sta muovendo il mondo.
Non c’è più la sensazione, o almeno il sogno, di poter modificare realmente il mondo in cui viviamo. Il rischio è di rinchiudersi all’interno del proprio perimetro di vita cercando di difendere esclusivamente le proprie posizioni. Forse pensiamo che, se non riusciamo a offrire un mondo migliore ai nostri figli, almeno saremo in grado di fare in modo che la loro singola vita sia la migliore possibile.
Sinceramente questi sentimenti di rabbia, di frustrazione e di impotenza li sto sentendo, ancora di più da quando ho una figlia, ma è difficile indirizzarli in modo proficuo.
Il rischio, come qualcuno dice, è che la Rete, tra i mille vantaggi che offre, arrivi ad anestetizzarci. Nel senso di farci sentire a posto dopo aver cliccato un “Mi piace” o aver inserito un commento su un articolo di giornale. O, anche, dopo aver scritto un post come questo.
E poi?
Molte volte mi sono chiesto, e ho chiesto, cosa avessero fatto i miei nonni o i miei genitori, come si fossero comportati in certi momenti particolari, come il periodo del dopo guerra o il ’68.
Vorrei solo poter essere convinto e fiero della risposta che potrò dare a mia figlia che potrebbe chiedermi un giorno:
Ma tu cosa hai fatto?
 
“Nella nostra generazione dovremo pentirci non soltanto per le parole e gli atti odiosi di cui sono responsabili i cattivi, ma anche per lo spaventoso silenzio dei buoni.” M.L.King
 

10 commenti:

  1. La frase che citi è tra le mie preferite, di una verità assordante.
    Credo che il momento comporti necessariamente queste riflessioni e tanta paura, soprattutto per i nostri bambini.
    La tua domanda è molto pesante, non credo di avere una risposta che mi renda orgogliosa, per questo dovrò impegnarmi di più, concretamente. Ma prima occorre recuperare speranza e fiducia ...

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    1. E' proprio la mancanza di fiducia che ci porta all'assenza di azione concreta. Occorre recuperarla assolutamente.

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  2. Se non l'hai letto ti consiglio il libo di Edoardo Nesi "Le nostre vite senza ieri". :-))

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    1. Non l'ho letto, GRAZIE per la segnalazione. Fa sempre piacere avere consigli di lettura.
      Lo leggerò.

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    2. Te l'ho segnalato perché tratta proprio dell'argomento del tuo post. E' una sorta di lettera di un padre ai propri figli, sul passato e sul futuro.

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    3. Mi hai propro incuriosito. Lunedì andrò a cercarlo. Grazie. Poi ti dico...

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  3. Quello che scrivi secondo me è molto vero... e concordo con Mammapiky, Vite senza ieri di Nesi ne descrive benissimo anche le ragioni e i rischi... (ne ho scritto pure un post).
    ... mi fai pensare... come fare a metterci la faccia anche oltre la Rete?

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    1. Non è facile trovare una risposta, anche perché ce ne sono tante e tutte valide.
      L'importante è trovare la propria.

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  4. Una prospettiva davvero illuminante anche per me, quella di vedersi con gli occhi dei figli di domani...

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    1. Tra l'altro ci siamo già passati come figli nei confronti dei nostri genitori. E adesso che siamo noi i genitori...

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