Ci
sono dei suoni che ci portiamo dietro nella vita, che ci rimangono
nelle orecchie e che ci danno immediatamente la sensazione di una
melodia o di una stonatura.
In
Toscana, o almeno nella parte dove sono cresciuto io, ci sono “mamma e
babbo”. Papà stride. Come una nota sbagliata. Rimanda a “figlio di
papà”. Non me ne vogliano i papà. So benissimo che nel Sud il babbo è
addirittura un insulto perché significa babbeo. Me ne faccio una
ragione, non preoccupatevi. Mi tengo, comunque, ben stretto il mio
babbio, o meglio il MI’ BABBO.
Tra
l’altro ho scoperto con la mia bimba che babbo è anche più difficile di
papà. Non c’è storia. Papà è composto da due sillabe uguali pa- pa,
contiene la vocale “a”, la prima che si impara dicendo mamma, richiama
altre paroline magiche come “pappa” o “cacca”. Tutto gioca contro
“babbo”.
Iniziare è facile BA BA BA ma questo BO sembra richiedere veramente un grande sforzo. Vedo quelle meravigliose guancettine gonfiarsi ma inesorabilmente esce un bel BA.
Vorrà dire che noi babbi dovremo armarci di pazienza in attesa del BO.
Con un’unica certezza: ne varrà sicuramente la pena.
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