Ho
realizzato l’altro giorno di vivere una vita da Tetris. Quel
videogame di qualche anno fa nel quale dall’alto dello schermo
scendevano pezzi di diverse forme, a velocità crescente, e che dovevano
incastrarsi perfettamente con quelli precedenti. Se non si creavano i
giusti incastri, lo schermo si riempiva di pezzi e il gioco finiva. Già,
gli incastri perfetti.
Dovevo
prendere l’appuntamento con il pediatra per la visita di controllo del
18° mese. Prima di chiamarlo avevo passato un buon quarto d’ora ad
ipotizzare possibili proposte per il giorno e l’ora. Non era
sufficiente, infatti, trovare il giorno giusto ma era essenziale anche
l’orario.
Ecco i 4 pezzi da incastrare velocemente, il tempo di una
telefonata, ovvero le 4 agende: quella del pediatra, quella di mia
moglie, la mia e … anche quella della piccolina. Eh sì, perché anche al
nido ci sono orari precisi nei quali poter entrare ed uscire. E non si
può rischiare di saltare una giornata di nido, perché altrimenti,
anziché qualche ora di permesso per la visita dal pediatra, sarebbe
necessaria un’intera giornata di ferie. Mi sono preso io l’impegno di
chiamare... e, agendina aperta sul tavolo con i giorni e gli orari
evidenziati, ho chiamato il pediatra. Al mio secondo rifiuto di fronte a
sue proposte (proprio 2 di quei giorno no), per evitare ulteriori
imbarazzi, ho preso l’iniziativa e, timidamente senza neanche crederci
troppo, ho fatto la mia proposta di famiglia. Dopo qualche istante di
esitazione, incastro riuscito! Ho comunicato a mia moglie il giorno e
l’ora, con la fierezza di chi sa di avercela fatta, in un’impresa
tutt’altro che facile. Ma il mio entusiasmo è durato solo qualche
secondo. Il giorno andava benissimo ma forse l’orario non era proprio
giusto. Forse era troppo a vicino al momento del pasto del nido. E se il
pediatra fosse arrivato tardi per qualche imprevisto? Poi c’è il
sonnellino, quello non si può disturbare.
Bisogna
richiamare il pediatra e definire un nuovo appuntamento. No, niente
incastro, i mattoncini continuano a scendere veloci, ormai non ce la
posso più fare. Game Over.
Un'altra monetina per una nuova partita. Adesso tocca alla mamma.
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