Ultimamente
mi capita spesso di incontrare in giro conoscenti con bambini dell’età
della mia, dall’anno e mezzo o poco più. Dai discorsi più scontati sui
figli, da quante ore di sonno riesce a fare senza svegliarsi a se fa i
capricci per mangiare, si arriva sempre, non dico sempre sempre ma
molte, troppe volte, a quello che io chiamo il “siparietto”. Ovvero
quando i genitori o i nonni, mi spiace per gli amabilissimi nonni ma di
solito sono loro i principali artefici di questo spettacolino, incitano
il figlio o il nipote a rispondere alle domande più strampalate: “Come
fa l’aereo?”, “Dov’è babbo?” eccetera eccetera. Di
solito, alla terza o quarta volta che viene ripetuta la stessa domanda,
il bimbo emette in risposta qualche suono, più o meno simile, di solito
meno simile, ad una parola. E’ a quel punto che il genitore, o il nonno
di turno, guarda con fare compiaciuto il conoscente.
In
queste situazioni io mi immagino sempre estenuanti ripetizioni a casa
con il bimbo costretto a sentirsi ripetere tante volte la stessa domanda
e la stessa risposta. Personalmente non ho mai usato questa tecnica
perché sono il io il primo ad annoiarmi di queste ripetizioni. Mi
sembrerebbe di ammaestrare un pappagallino. Probabilmente sbaglio io. Mi
limito, quindi, a fare un sorriso di circostanza cercando di comunicare
al bambino la mia totale solidarietà. Diciamoci la verità,
difficilmente si tratta di parole, sono per lo più suoni. Un po’ come
quelli che registrano il vento e poi ci vogliono sentire strane voci in
sottofondo. Se vuoi sentire qualcosa, sicuramente la sentirai.
Una
nonna si era orgogliosamente vantata che il nipote di circa 18 mesi
riuscisse a dire il nome della sua maestra del nido. Dopo aver
insistentemente chiesto al povero nipote “Come si chiama la tua
maestra?”, alla quarta volta mi sono veramente pentito di non aver mai
imparato a fare il ventriloquo, finalmente è arrivato un suono misto di
vocali. Per me del tutto incomprensibile. La nonna si è voltata verso di
me soddisfatta. Io ho avuto solo la forza di ricambiato il suo sorriso.
Ho salutato e ho ripreso la passeggiata con la mia bimba.
Solo un dubbio ancora oggi mi assilla. Come si chiama quella maestra?
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