giovedì 17 maggio 2012

Quale futuro per i nostri figli?

Secondo un rapporto “SAVE THE CHILDREN” in Italia, leggete bene, IN ITALIA 1 BAMBINO SU 4 E’ A RISCHIO POVERTA’. Avete letto bene. Non stiamo parlando di qualche Paese lontano che siamo abituati a guardare dall’alto in basso sulla base della nostra condizione di cosiddetti Grandi della Terra.

Diciamoci la verità, quando si hanno figli si guarda in modo diverso anche il futuro. Il futuro ha una dimensione strana, quando se ne acquista consapevolezza e si hanno gli strumenti per agire già ci appartiene meno. E’ dei nostri figli ma loro sono troppo piccoli e dobbiamo lottare noi a loro fianco. E’ una staffetta continua.    
Non si può pensare al futuro dei bambini senza agire sul presente delle famiglie. E’ il terreno nel quale è caduto il seme, dove si svilupperà e metterà le prime radici fondamentali per il suo sviluppo. Sento tante storie provenienti dalla scuola di disagio. Di bambini con situazioni molto difficili che crescono già con fardelli da portare con sé che inevitabilmente piegheranno le loro fragili schiene.
E l’altra metà del cielo per i bambini, oltre alla famiglia, è la scuola. Quella scuola che dovrebbe servire per la crescita dei nostri figli in un reciproco supporto con la famiglia.
Al contrario, vedo che sono proprio questi ambiti i più dimenticati dalla politica. Mancano idee. Non c’è la voglia di immaginare un futuro diverso da quello verso il quale ci porterà questo presente scadente.

In questo ambito ho le idee molto chiare che mi sono costruito in tutti questi anni di esperienze concrete e qualche lettura. La risposta è la “mobilità sociale”, ovvero che tutti i bambini riescano ad avere le possibilità di realizzare quello che desiderano, sulla base dei loro talenti e capacità, indipendentemente da dove provengano. Dobbiamo lavorare per questo. Basta leggere le statistiche sul rapporto tra lavoro dei genitori e dei figli e sul rapporto tra livello di istruzione dei genitori e dei figli per vedere quanto ci sia ancora da fare.         

La Campagna “RICORDIAMOCI DELL’INFANZIA” di Save the Children per chiedere al Governo di intervenire subito.


3 commenti:

  1. Caro babbonline, sono davvero lusingata dei commenti gentili che ho ricevuto da parte tua sul blog, soprattutto perchè provengono da una persona che scopro avere capacità critica estremamente spiccata e lucida... mi auguro che non sia venuta meno proprio quando si trattava del mio blog!
    Da parte mia ti confesso che è un po' un sollievo per me scoprire che esistano, oltre all'oceano mare di mamme on line, anche un esiguo numero di babbi on line che abbiano voglia di riflettere e confrontarsi sui temi della genitorialità. Questa rappresentanza credo sia il segnale di una riscoperta dei ruoli, di una volontà di apertura mentale, e in ogni caso il punto di vista paterno rappresenta per me una grande ricchezza in termini di biodiversità che sono curiosa di approfondire.
    A presto dunque!

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  2. Grazie per le tue parole. Effettivamente noi padri in Rete siamo la classica goccia nel mare di mamme :)
    Ho riflettuto su questo (se vuoi puoi leggere un mio post indicato più sotto) e le ragioni sono tante. Credo che noi siamo la generazione di passaggio tra una visione tradizionale di fare il padre ed una del tutto nuova. Come tutti i momenti di transizione, non abbiamo punti di riferimento, ognuno si muove secondo un proprio pensiero ed è più difficile fare squadra.

    http://babbonline.blogspot.it/2012/04/dad-on-duty-un-logo-per-tutti-i-papa-e.html

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    1. Il mio personale pensiero in tema generazionale è che in realtà qualsiasi generazione è una generazione "di passaggio": il passaggio dal vecchio al nuovo richiede un continuo aggiustare il proprio modo d'essere per portarsi al passo coi tempi, e poichè siamo sempre i figli di quelli che ci hanno preceduto, ma siamo i padri e le madri di quelli che verranno, le nostre posizioni saranno continuamente da rivedere, avremo sempre zavorre di cui liberarci, e rischiamo di continuare a rimpiangere in eterno un passato fiabesco desiderabile e perduto... Il mio pensiero è estemporaneo e non riferito alla tua riflessione. Dicevo che anche io mi sento una madre molto diversa da quel che è stata mia madre, e paradossalmente mi par di essere retrocessa rispetto al suo modo di fare la madre-lavoratrice, a un mondo in cui alle madri non viene lasciata poi moltissima possibilità di essere anche altro, o meglio, di fare anche altro. Del resto i nostri genitori sono stati genitori senza dubbio più presenti e più vicini, di quanto non debbano esserlo stato i nostri nonni con loro...

      ora andrò a leggermi il post al link che mi hai indicato.
      Grazie!|

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