“Qual
è il suono di una sola mano che applaude?” è la famosa domanda che si trova nelle "101 storie Zen" che il maestro pone ad un ragazzo che vuole diventare suo discepolo.
Qualche
giorno fa c'è stato un applauso che è stato molto più fragoroso
del semplice rumore di mani che sbattono insieme. Un applauso che
ha voluto sottolineare una presa di posizione.
C'è
chi pensa che le Istituzioni debbano sempre apparire senza macchia e
perfette. Che qualsiasi problema debba essere gestito internamente
secondo la logica che “i panni sporchi si lavano in casa”.
C'è
chi pensa che ci siano metodi che si devono usare ma dei quali non si
può parlare.
C'è
chi pensa che certi comportamenti non possano essere compresi da chi
sta di fuori.
C'è
chi pensa che i cittadini debbano starsene comodamente seduti in casa, senza occuparsi di quello che qualcuno fa per garantire quella tranquillità.
C'è
chi pensa che, beh per 1.200 € al mese... qualche manganellata o
calcio in più si possono capire, come sfogo di frustrazioni
personali.
Io
non sono tra questi.
Sono
sempre stato contrario a qualsiasi forma di corporativismo acritico o
di omertà.
Ho sempre creduto che la verità debba essere perseguita perché da considerare la sola via.
Ho sempre creduto che la verità debba essere perseguita perché da considerare la sola via.
Che
non si possa chiudere un occhio su certi metodi pensando di avere garantita una maggiore serenità.
Che
non si debba girarsi a guardare dall'altra parte.
Che
sia pericoloso cercare di trovare una giustificazione partendo dal
livello di salario, dagli scatti di anzianità che non ci sono e
dallo stress vissuto quotidianamente.
Non vorrei arrivare al punto che mia figlia fosse malmenata all'asilo da maestre stressate dalla gestione di bambini piccoli e con il magro stipendio della pubblica amministrazione. Anche perché non posso non pensare ai giovani qualificati ma disoccupati che ci sono in Italia o a chi lavorando alla ricerca ha stipendi bassi e un futuro da precario.
Non vorrei arrivare al punto che mia figlia fosse malmenata all'asilo da maestre stressate dalla gestione di bambini piccoli e con il magro stipendio della pubblica amministrazione. Anche perché non posso non pensare ai giovani qualificati ma disoccupati che ci sono in Italia o a chi lavorando alla ricerca ha stipendi bassi e un futuro da precario.
Mi
sento vicino
ai familiari
che, oltre a dover affrontare episodi personali drammatici, devono
trovare la forza per portare avanti, molte volte da soli, la ricerca
di verità e giustizia non contro le Istituzioni ma contro singoli individui non degni di rappresentarle.
la storia di Federico mi aveva agghiacciata fin dall'inizio. Immagino l'orrore di una madre ed un padre al pensiero di una platea che per 5 minuti applaude gli assassini del proprio figlio. E' una cosa indecente.
RispondiElimina