In Inghilterra, patria dei club for gentlemen vietati alle donne e dei business men, è
stata recentemente approvata una legge per il congedo paterno (Dailymail e TheGuardian).
Ho avuto un interessante scambio di riflessioni in Rete sul tema e la mia
opinione è che una legge serva, come condizione necessaria ma non sufficiente. Ovviamente
c’è bisogno di altro ma la legge è quella “chiave di volta” che tiene insieme l’arco. Per fare l'arco servono anche gli altri mattoni, come partecipazione e scelta, ma senza quella "chiave" gli altri mattoni verrebbero giù.
Non è un obbligo ma un’opportunità in più per i padri e per le madri. Altra
mia convinzione è che se non agiremo insieme, uomini e donne, andremo poco
lontano.
Personalmente quando aumentano le possibilità di scelta sono sempre contento, poi ognuno decida quello che vuole ma avere più opportunità tra le quali scegliere è sicuramente una ricchezza (non voglio scomodare il premio Nobel A. Sen ma sono molto in linea con il suo pensiero).
Personalmente quando aumentano le possibilità di scelta sono sempre contento, poi ognuno decida quello che vuole ma avere più opportunità tra le quali scegliere è sicuramente una ricchezza (non voglio scomodare il premio Nobel A. Sen ma sono molto in linea con il suo pensiero).
Credo che i recenti passi avanti di Francia e Inghilterra mettano in
evidenza due elementi molto critici per l’Italia.
Il primo è che difficilmente si capiscono le situazioni senza averle
vissute o, comunque, il grado di comprensione è sicuramente inferiore. Anagraficamente
i nostri politici sono legati a un modo di pensare ormai superato. Non per niente, il Vice Primo Ministro britannico Nick Clegg, promotore della legge, ha figli e ha preso un periodo di congedo per la nascita del primo.
Il secondo è che, per forza di cose, il modello di welfare a carico della
famiglia, che per anni ha caratterizzato l’Italia, non è più sostenibile neanche
poi fosse stato mai auspicabile.
La famiglia con la madre a casa che si occupa interamente dei figli non
esiste più. C’è bisogno di asili nido, di strutture per l’infanzia che vengano
incontro ai bisogni dei nuclei familiari con strutture completamente diverse dal
passato. Ad esempio, famiglie che si sono spostate per lavoro nelle quali
entrambi i genitori lavorano.
Lo Stato, con un’ottica veramente miope, fa ancora affidamento ai nonni per
i nipoti piccoli, come babysitter gratis come alternativa a nidi costosi, e ai genitori per quelli più grandi,
per integrare stipendi da precari con pensioni garantite. Considerando l’età
alla quale si hanno figli oggi, tra poche generazioni la dinamica della popolazione
ci consegnerà un’Italia nella quale i nonni saranno ormai troppo anziani per
poter aiutare i figli nella gestione dei nipoti o per l’integrazione dei
redditi da lavoro precario con pensioni troppo basse.
Si stanno rimandando problemi che arriveranno inesorabilmente a bussare alle nostre porte.
alle nostre porte hanno già bussato, e continuano a bussare da tempo. purtroppo in casa non c'è mai nessuno, o fanno finta di non sentire. e la crisi economica, a mio parere, ne è un risultato. crisi economica dalla quale non usciremo mai, l'ho già detto tante volte probabilmente anche in questo blog, finchè la nostra economia si baserà su nonni e casalinghe.
RispondiEliminaSecondo me anche il sistema nonni/casalinghe, per chi lo vuole adottare, durerà pochi anni ancora.
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