Prendo
spunto dall'interessante post “Può l'amore soffocare l'educazione?”
del
blog LabirintiPedagogici
in
attesa del blogging
day di maggio targato Snodi Pedagogici che
avrà come tema #educazionEamore.
Mi
sono reso conto come venga usata con accezione
negativa l’espressione “essere coinvolto emotivamente”
per indicare uno stato d’animo nel quale è meglio non svolgere
certi compiti. Ad esempio in una situazione normale è bene che un
chirurgo non operi il proprio figlio o un insegnante non abbia il
figlio nella sua classe.
Il
tema proposto è molto coinvolgente per un genitore in quanto quando
si parla di “educazione” in famiglia necessariamente i rapporti
prevedono un coinvolgimento emotivo,
anzi il collante tra genitori e figli sono proprio il sentimento e le
emozioni.
Se
scoprissimo che c’è un contrasto tra educazione e amore, vedremmo
crollare sotto i nostri occhi la funzione educativo dei genitori.
Personalmente
sono convinto, al contrario, che “educazione” non sia
“addestramento” alla vita e che, quindi, implichi per sua
natura un coinvolgimento emotivo. Anzi, che sia necessario poiché
l’educazione non è solo saper stare seduti a tavola, saper dire
“grazie” o dare il “buongiorno”, per questo regole potrebbe
essere sufficiente un precettore esterno. L'educazione consiste
principalmente in una trasmissione di valori, di una visione della
vita e del mondo. In un progetto complesso che ha come scopo fare
di un bambino un adulto.
E’ impossibile negare che in molte situazioni l'amore dei genitori possa far vedere una situazione con lenti sfocate. Ma il genitore adulto dovrebbe riuscire a mettere in conto anche questo aspetto.
E’ impossibile negare che in molte situazioni l'amore dei genitori possa far vedere una situazione con lenti sfocate. Ma il genitore adulto dovrebbe riuscire a mettere in conto anche questo aspetto.
Ogni
genitore conosce lo sguardo pieno di lacrime di un bambino al quale
si è appena detto un “no” per qualcosa che è meglio che non
faccia, non per questo i bambini vengono sempre accontentati. La
realtà, infatti, non sarebbe quella di cedere ai capricci del
bambino ma di cedere al proprio egocentrismo per diventare il
genitore che piace sempre.
Per la mia esperienza il processo educativo deve necessariamente nutrirsi di una componente emotiva, non può essere solo razionale.
Per la mia esperienza il processo educativo deve necessariamente nutrirsi di una componente emotiva, non può essere solo razionale.
Mi
viene in mente qualche mattina quando l'ingresso alla materna è più
svogliato del solito. Credo che un abbraccio più lungo del solito,
qualche parolina sussurrata in più, la prospettiva di una giornata
allegra con gli amichetti e le maestre funzionino meglio di qualsiasi
posizione ferma.
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