Per il 30° anniversario della scomparsa di François Truffaut ripropongo il finale del suo film I quattrocento colpi.
Se qualche genitore con velleità da scienziato sociale pazzo volesse fare l’esperimento di dare un ceffone al proprio figlio ogni volta che si trova nel suo raggio d’azione, anche senza una particolare ragione, scoprirebbe che, dopo breve tempo, vedendolo avvicinare il bambino si porterebbe automaticamente le braccia al volto per protezione. Il cosiddetto “riflesso condizionato”.
Avendo scoperto questo sorprendente automatismo,
il genitore scienziato sociale ancora più pazzo potrebbe usare lo stesso metodo
per far mangiare la verdura a tavola, per far tenere in ordine la propria
cameretta, per farlo andare a letto all’ora giusta, per evitare capricci. Il
collegamento tra disobbedienza e dolore fisico diverrebbe indissolubile.
Neanche alzando la voce si otterrebbe lo stesso effetto, per non parlare poi di
usare delle spiegazioni.
Pensando al cane di Pavlov, mi rendo conto che in fondo era più fortunato perché almeno riceveva del cibo.
A proposito di cani, ricordo che sono stati
vietati i collari elettronici per l’addestramento e mi convinco che non solo quello
di Pavlov era fortunato. La motivazione della Corte di Cassazione di tale
divieto mi fa letteralmente sgranare gli occhi. Quasi non credendo a quello che
leggo, lo trovo incredibilmente applicabile ai metodi educativi bambini (ho barrato
la parte vera della sentenza e ho messo tra parentesi le mie aggiunte):
“ […] la somministrazione di scariche
elettriche (punizioni corporali) per condizionarne i riflessi ed indurlo
tramite stimoli dolorosi (ceffoni) ai comportamenti desiderati produce
effetti collaterali quali paura, ansia, depressione ed anche aggressività”.
Incredibile, no? Se l’hanno capito per i cani…
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