Seguendo consigli presenti in rete, ho letto recentemente un libro
molto interessante “Intelligenza emotiva
per un figlio“.
Mi ha colpito molto una frase: “Dobbiamo accettare tutte le
emozioni dei nostri figli ma non tutti i loro comportamenti”. In poche parole,
va bene essere arrabbiati ma non per questo si può accettare che si rompa
qualsiasi cosa che capita tra le mani. Riflettendoci bene è un ragionamento che
vale per tutti, bambini e adulti.
Il riconoscimento delle proprie emozioni e la loro gestione si impara
crescendo. Personalmente credo molto nel valore dell’esempio e della parola,
nel senso di dialogo.
Bisognerebbe ricordare sempre di non dire ai nostri figli quel “Non devi
essere… o non devi avere…” che, invece, sembra venire così immediato. “Non devi
essere arrabbiato”, “Non devi avere paura”, “Non devi piangere”.
Direste a qualcuno di non aver paura di fronte a un leone? Sicuramente no.
Direste a qualcuno di non aver paura di fronte a un gatto? Probabilmente sì ma
se quella persona avesse una fobia vorrebbe dire negare un’emozione vera.
Non c’è niente di male di per sé a essere arrabbiato o ad aver paura.
Bisogna cercare di confrontarsi con il bambino per cercare di capirne le
motivazioni.
Certe volte mi sorprendo nello scoprire che i nostri figli saprebbero
argomentare molto bene quello che sentono, dando spiegazioni logiche, dal loro
punto di vista, delle emozioni che stanno provando. Sono i primi passi di un’abitudine al dialogo tra genitori e
figli che si consoliderà crescendo.
Ultimamente mia figlia sta prendendo le misure delle sue paure.
Qualche sera fa, di fronte all’apparizione di un’ombra con gli occhi rossi
nel cartone animato che stava guardando, le ho chiesto se le facesse paura. Lei
mi ha risposto di no e ha cercato di spiegarmi i suoi livelli di paura che
aveva identificato e i relativi comportamenti da seguire.
- Se una cosa “Non mi fa paura”, si può fare o vedere.
- Se una cosa “Fa pochino paura”, si può fare o vedere.
- Se una cosa “Mi fa paura”, è meglio non farla o vederla.
Diverso tempo fa mia figlia non voleva scendere da sola al piano di sotto
per prendere un gioco chiedendo che la accompagnassi. Pensando che fosse una
bizza le dissi che doveva andarci da sola perché io stavo facendo un’altra
cosa. Lei mi guardò dicendomi “Ma io ho paura”. Il suo sguardo mi sembrò
sincero così le dissi di aspettare qualche minuto e scendemmo insieme.
Sabato mattina scorso di fronte a un pupazzo al piano di sotto mia figlia
mia ha detto “Vado a prenderlo da sola. Non ho paura. Sono calma e non ho
paura”.
Tra le tante emozioni, anche guardandole con gli occhi di adulto, mi sembra
che sia molto importante imparare la gestione delle proprie paure.
Mi torna alla mente l’invito di De Gregori: “Nino non aver paura di
sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica
un giocatore…” (da La leva calcistica del
‘68).
lo sto leggendo anche io, lo sai, in parallelo con diversi altri, quindi non avanzo molto velocemente. Giusto ieri lo avevo ripreso in mano. SOno saltata un attimo in avanti al capitolo sul ruolo del papà.
RispondiEliminaSono reduce da quattro giorni da mamma single ed è stato mooooolto più duro del passato. In questi giorni sono stata un disastro. Devo dire che mi sa che mi è toccato un esemplarino umano abbastanza tosto.Non parla volentieri (ancora? spero!) delle sue emozioni e rende il tentativo di coaching molto difficile.
Quei "non piangere" " non arrabbiarti" mi scappano spesso.