mercoledì 12 novembre 2014

Dare voce alle proprie emozioni

Seguendo consigli presenti in rete, ho letto recentemente un libro molto interessante “Intelligenza emotiva per un figlio“.
Mi ha colpito molto una frase: “Dobbiamo accettare tutte le emozioni dei nostri figli ma non tutti i loro comportamenti”. In poche parole, va bene essere arrabbiati ma non per questo si può accettare che si rompa qualsiasi cosa che capita tra le mani. Riflettendoci bene è un ragionamento che vale per tutti, bambini e adulti.
Il riconoscimento delle proprie emozioni e la loro gestione si impara crescendo. Personalmente credo molto nel valore dell’esempio e della parola, nel senso di dialogo.
Bisognerebbe ricordare sempre di non dire ai nostri figli quel “Non devi essere… o non devi avere…” che, invece, sembra venire così immediato. “Non devi essere arrabbiato”, “Non devi avere paura”, “Non devi piangere”.
Direste a qualcuno di non aver paura di fronte a un leone? Sicuramente no. Direste a qualcuno di non aver paura di fronte a un gatto? Probabilmente sì ma se quella persona avesse una fobia vorrebbe dire negare un’emozione vera.
Non c’è niente di male di per sé a essere arrabbiato o ad aver paura. Bisogna cercare di confrontarsi con il bambino per cercare di capirne le motivazioni.
Certe volte mi sorprendo nello scoprire che i nostri figli saprebbero argomentare molto bene quello che sentono, dando spiegazioni logiche, dal loro punto di vista, delle emozioni che stanno provando. Sono i primi passi di un’abitudine al dialogo tra genitori e figli che si consoliderà crescendo.

Ultimamente mia figlia sta prendendo le misure delle sue paure.
Qualche sera fa, di fronte all’apparizione di un’ombra con gli occhi rossi nel cartone animato che stava guardando, le ho chiesto se le facesse paura. Lei mi ha risposto di no e ha cercato di spiegarmi i suoi livelli di paura che aveva identificato e i relativi comportamenti da seguire.
- Se una cosa “Non mi fa paura”, si può fare o vedere.
- Se una cosa “Fa pochino paura”, si può fare o vedere.
- Se una cosa “Mi fa paura”, è meglio non farla o vederla.
Diverso tempo fa mia figlia non voleva scendere da sola al piano di sotto per prendere un gioco chiedendo che la accompagnassi. Pensando che fosse una bizza le dissi che doveva andarci da sola perché io stavo facendo un’altra cosa. Lei mi guardò dicendomi “Ma io ho paura”. Il suo sguardo mi sembrò sincero così le dissi di aspettare qualche minuto e scendemmo insieme.
Sabato mattina scorso di fronte a un pupazzo al piano di sotto mia figlia mia ha detto “Vado a prenderlo da sola. Non ho paura. Sono calma e non ho paura”.

Tra le tante emozioni, anche guardandole con gli occhi di adulto, mi sembra che sia molto importante imparare la gestione delle proprie paure.
Mi torna alla mente l’invito di De Gregori: “Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore…” (da La leva calcistica del ‘68).

1 commento:

  1. lo sto leggendo anche io, lo sai, in parallelo con diversi altri, quindi non avanzo molto velocemente. Giusto ieri lo avevo ripreso in mano. SOno saltata un attimo in avanti al capitolo sul ruolo del papà.
    Sono reduce da quattro giorni da mamma single ed è stato mooooolto più duro del passato. In questi giorni sono stata un disastro. Devo dire che mi sa che mi è toccato un esemplarino umano abbastanza tosto.Non parla volentieri (ancora? spero!) delle sue emozioni e rende il tentativo di coaching molto difficile.
    Quei "non piangere" " non arrabbiarti" mi scappano spesso.

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