martedì 24 febbraio 2015

Metto sempre un gettone nella tasca di mia figlia

Certe notizie di cronaca non possono non farti riflettere. Non vorrei mai che qualcuno potesse usare come arma di ricatto nei confronti di mia figlia la minaccia “… altrimenti lo dico ai tuoi genitori”, sfruttando lo spauracchio del giudizio, o della punizione, dei genitori.
Non perché i figli debbano per forza dire tutto ai loro genitori ma perché devono avere la possibilità di farlo, un diritto non un dovere.
Usando una metafora da anni ’80, voglio che mia figlia sappia di avere sempre un gettone in tasca con il quale potrà chiamarmi in qualunque momento si sentirà in difficoltà e avrà bisogno di un aiuto, grande o piccolo che sia, senza temere giudizi o punizioni. Questa “sospensione del giudizio” non significa “giustificazione” di quello che potrebbe essere successo ma serve per definire delle priorità: prima di tutto parliamo del problema.
Come nei rapimenti si congelano i beni della famiglia per togliere la principale motivazione dei rapitori, così in quello che può essere considerato a tutti gli effetti un rapimento emotivo si elimina la leva principale dando ai figli la consapevolezza che potranno beneficiare di un “congelamento del giudizio” dei propri genitori.

2 commenti:

  1. Hai toccato uno dei punti cardine delle mie conversazioni con Ale, gli ripeto sempre "più grande è il problema più devi venire da noi". Perché magari qualche urlo ci verrà pure pure ma poi il problema si divide e si affronta, insieme.
    Sembra strano ma dopo così tanto tempo il "divide et impera" funziona ancora alla grande tra gli esseri umani, specialmente i più deboli ed esposti. Per questo occorre spalancare le nostre porte prima ancora che ce ne sia la necessità.

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  2. Inneschi sempre riflessioni d'interesse. Grazie per la tua sensibilità.

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