Un famosissimo libro di quasi 40 anni fa prendeva spunto dalla domanda se ci fosse
differenza tra chi viaggia in motocicletta sapendo come funziona la moto e chi
non lo sa. Tra le tantissime profonde riflessioni presenti nel racconto, tra
quelle un po’ più di superficie ricordo che per garantire la qualità della
manutenzione non è sufficiente il libretto delle istruzioni. E che solo un
meccanico che tenga al proprio lavoro sia in grado di trovare una soluzione ai
problemi perché si baserà sulla sua esperienza passata e non vedrà una piccola
vite come singolo elemento ma come parte di un tutto.
Allo stesso modo mi troverei veramente in difficoltà nello
scrivere delle istruzioni per chi dovesse occuparsi della sveglia e della
preparazione di mia figlia per la materna.
Perché non ci sono nessi causa-effetto, se non solo in apparenza,
o certezze di comportamenti o di reazioni che possano garantire gli obiettivi
di un buon risveglio e un ingresso sereno a scuola.
Ogni mattina c’è qualcosa di lievemente diverso. Magari un brutto
sogno, non così presto da poter ripiombare nel sonno ma
neanche così vicino all’ora della sveglia per alzarsi e iniziare a prepararsi,
o risvegli disperati perché il pupazzetto della nanna non è più nel letto.
All’opposto, mattinate nelle quali qualsiasi cosa, neanche una sirena dei
pompieri, sembra riuscire a farle aprire gli occhi.
Volte nelle quali la prima parola che dice è “Latte” contro altre
che ne rifiuta anche la vista pur finendo in entrambi i casi a berlo tutta
contenta.
Mattine in cui qualsiasi vestito va bene contrapposte ad altre
nelle quali occorre riuscire a convincerla che quella felpa non è così brutta.
Ingressi al nido con un saluto di sfuggita correndo verso la
stanza con i giochi e le amichette e altri nei quali ci vuole un abbraccio
forte forte e due baci, uno grande e uno piccolo, per darle la forza di
entrare.
Interpretare un suo “Sì” o “No” o un suo comportamento diventa
come trovare un motivo a quel rumorino nel motore. Non si può spiegare.
Solo conoscendola e vivendoci insieme si riesce a trovare al volo
la scelta che rappresenta una delle soluzione che permette di ripartire. Perché
non c’è “la soluzione”, non c’è “il modo”. C’è una o più soluzioni che vanno
bene per lei e per quel momento ma che non è possibile definire a priori.
Ho cercato e ricercato dal ritorno dall’ospedale ma non c’erano
libretti di istruzioni per il modello che avevo, particolare e unico come
ogni bambino. Non avrebbe neanche senso mettersi a scriverlo. Sarebbe solo
tempo perso.
Mi fai riflettere, questa settimana il papà è in ferie e ci accompagna all'asilo, di solito lo faccio io e quindi questa figura in più a destabilizzato non poco la routine. I bambini sono contenti, io un po' meno che devo spiegare ogni gesto, ogni dettaglio e come dici tu non è così semplice.
RispondiEliminaModificare la routine ha sempre le sue conseguenze... ma per un papà in ferie si può fare :D
EliminaUn libro meraviglioso quello!!! Lo adorai pur forse non comprendendolo a fondo sil piano filosofico e sicuramente meccanico. C'è un post in cui gli rendo omaggio.
RispondiEliminaLo sto leggendo per la seconda volta, piano piano. Neanche io credo di riuscire a comprenderlo in pieno.
EliminaMi piace l'idea del viaggio insieme al figlio. Viaggiare con qualcuno è un modo fantastico per conoscersi a fondo.