lunedì 1 settembre 2014

Quando io e Jovanotti saremo vecchi

“La vecchiaia è una brutta cosa.” Me lo diceva mia nonna con quel tono un po’ irriverente, ironico e dissacrante che si respira in alcune parti della Toscana, dove si impara sin da piccoli il gusto della battuta. Dove si apprende, solo per il fatto di stare con gli altri, che si può parlare di qualsiasi argomento anche a costo di apparire un po’ cinici. Nessuno si salva, né fanti né santi.
Così anche io quando i miei genitori si lamentano dell’età che avanza dico loro che l’alternativa è sicuramente peggiore. Chissà, forse è un solo modo per esorcizzare.
C’è chi dice che non si possa ragionare sulle cose senza averle vissute veramente. E che, quindi, non si possa parlare della vecchiaia senza averne provato gli acciacchi e le sensazioni sia fisiche che psicologiche.
Allo stesso modo, probabilmente è inutile da genitore tentare di ragionare da nonno anche se, secondo me, ognuno si porta dietro negli anni e nella vita le proprie caratteristiche.
Ma, come dicevo prima, per il mio essere "bastian contrario" non posso non rilevare comportamenti che mi appaiono così estranei.
I nonni hanno bisogno di un contatto fisico. Ti devono dare e avere un bacio, non basta il gesto. No, ci vuole il bacio sulla guancia. Come nella scherma, se non c’è il tocco, non c’è il punto nella graduatoria dell'affetto. Ti devono dare una carezza sulla testa. Fortunatamente non siamo in oriente dove non si deve mai toccare la testa dei bambini. Chissà se questa fisicità è collegata agli anni che passano. Ma, nel caso dei bambini, è come provare a chiudere l’acqua in un pugno, non si trattiene. I bambini sono su un treno che parte mentre noi siamo fermi alla stazione, non c’è niente da fare.       
I nonni "aspettano la telefonata". Devono sentire la voce al telefono e impostare una telefonata come se stessero parlando con un adulto. Neanche il tempo di una risposta che già sono alla domanda successiva. Inutile che un bambino sia ancora troppo piccolo per collegare una vocetta che esce da un pezzo di plastica a uno dei nonni.
Ai nonni non basta “Un gettone per le giostre e poi basta”. Se sono di più è meglio. Lo sanno anche loro che l’affetto non si moltiplica per il numero di gettoni ma tant'é. Comunque non si sa mai, magari ci sono leggi del cuore che ancora non conosciamo.
I nonni ti devono dare un bocconcino dal loro piatto. Indipendentemente dal fatto che il cibo sia lo stesso di quello che sta mangiando il nipote o sia qualcosa assolutamente da adulto, tanto è un solo un pezzettino. Neanche stessero dando un bicchiere d’acqua a un disperso nel deserto salvandogli la vita.
I nonni hanno tutto il tempo e la pazienza che non hanno voluto avere da genitori. 

Ovviamente non tutti i nonni, ma tanti. Ne potrei scrivere chissà quante altre ma, come dicevo prima, c’è chi dice che non si possa ragionare sulle cose senza averle vissute veramente. Che siamo tutti destinati ad assumere, e io per primo, quei comportamenti che ho stigmatizzato poco sopra.
Io mantengo i miei dubbi e ascolto Jovanotti…

3 commenti:

  1. Ne abbiamo parlato, condivido il tuo "disagio"...ma è quel
    "I nonni hanno tutto il tempo e la pazienza che non hanno voluto avere da genitori. "
    che mi ha colpito. Non per tutti i nonni è così, ma per i figli di quei nonni è ben difficile da accettare...
    oggi mi so ingarbugliano le parole, ma forse mi hai capita...

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    1. Certo, ho capito cosa intendevi.
      Anche se, come ho scritto, "Ovviamente non tutti i nonni...".
      Mi sembra che si perpetui il solito egoismo del "lo faccio perché mi fa comodo": da genitori perché ho altre cose più interessanti che stare dietro a un bimbo piccolo, da nonni perché non ho altro da fare e stare dietro a un bimbo piccolo mi riempie le giornate. Sai sono in un periodo particolarmente di polemica ;)

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